I 10 dischi dell'anno

Poche premesse.

Questi sono gli album che mi hanno maggiormente emozionato. Bisogna sceglierne dieci e scartarne molti di più, non è facile. Inoltre molti non li ho neppure ascoltati. Al di là di questo credo non sia stato un anno memorabile, a parte Brondi che, non a caso, è primo. Non faccio differenze tra generi e nazionalità: i primi non esistono, le seconde non sono mai state una variabile cruciale. Le uniche regole che seguo sono inserire unicamente album originali, per cui non valgono demo, bootleg, live, raccolte ma nemmeno singoli, ep, ecc...


10) Afterhours – I MILANESI AMMAZZANO IL SABATO

L'ennesima dimostrazione che le cose vanno fatte salare, vanno aspettate al varco del tempo, va dato loro il beneficio del dubbio. Da entusiasta com'ero nell'ascoltare quest'album appena uscito, mi sono ricreduto nel momento in cui non ho più avvertito la necessità di ascoltarne alcun pezzo nei mesi che gli son seguiti. In previsione di Sanremo è l'album perfetto, per quel mi riguarda è forse l'album peggiore che abbiano mai realizzato. Tuttavia, visti i tempi che corrono, considerata la stima che comunque mantengo nei loro confronti, il decimo posto glie lo concedo comunque.

09) Bloc Party - INTIMACY

Bella lotta con gli Afterhours su chi dovesse chiudere la lista dei dieci dischi migliori di quest'anno. L'hanno spuntata loro, se non altro per pezzi come SIGNS, BIKO e MERCURY, dotati di una forza che non si trova in nessuna canzone dei milanesi. Nel complesso niente di nuovo rispetto ai lavori precedenti.

08)The Last Shadow Puppets – THE AGE OF THE UNDERSTATEMENT

Album fine, ricercato, e di stile, niente da dire. Se ne percepisce il talento, se ne leggono le influenze. Il tutto però mi pare anche molto sopravvalutato, più luccicante che autentico. Turner e Kane sembrano più impegnati a guardare quanto son bravi e belli piuttosto che a lasciare una traccia del loro stile e della loro maestria.

07) I Ministri – LA PIAZZA (EP)

Lo so, è un EP, ma conto di poter usare il mio diritto al torto nei confronti delle regole che ho stabilito io stesso, le quali non prevedevano l'eventuale presentazione di ep. Non ricordo come li abbia conosciuti, devo averli sentiti nominare, me ne sono interessato e mi sono innamorato delle loro giacchettine alla Julian Casablancas. Ho ascoltato il cd I SOLDI SONO FINITI (tra l'altro cd che allegava un'autentica moneta da un euro), e l'EP LA PIAZZA, contenente oltre al singolo che dà il nome al mini disco, anche un pezzo bomba come DIRITTO AL TETTO. Li ho visti al Corallo come gruppo spalla dei Fratelli Calafuria. Non ho assolutamente capito come mai il gruppo spalla non fossero I Fratelli Calafuria, di cui ho retto solo tre canzoni prima di andarmene. Qualcuno li ha già definiti i nuovi Afterhours. Il paragone è grosso, forse è eccessivo, ma il fatto che vengano già associati ad Agnelli & Co. conta. Diavolo, se conta!Un passo indietro che questi sparan sale.

06) Portishead - THIRD

Fa piacere sapere che c'è ancora qualcuno che prova a cimentarsi in qualcosa di diverso.

05) Calexico – CARRIED TO DUST

Non c'è niente da fare, io per questo genere perdo la testa.

04) Coldplay – VIVA LA VIDA OR DEATH TO ALL HIS FRIENDS

Accolto con diffidenza, mi son dovuto presto ricredere. Eleggo LIFE IN TECHNICOLOR canzone dell'anno.

03) Oasis – DIG OUT YOUR SOUL

Nella mediocrità generale, questi vecchi leoni riescono ancora a dire loro senza sfigurare. Non è poco.

02) Sigur Ros - MEO SUO I EYRUM VIO SPILUM ENDALAUST

Non sono il mio gruppo dell'anno solo perché se questo è l'anno di qualcuno, quel qualcuno è Vasco Brondi, e solo perché se non avessi visto CONTROL riterrei HEIMA il miglior DVD musicale che abbia mai visto. Credevo che con TAKK avessero raggiunto l'apice, invece mi ritrovo qualche anno dopo a consegnar loro un meritatissimo argento. Non hanno ancora smesso di incantarmi.

01) Le Luci della Centrale Elettrica - CANZONI DA SPIAGGIA DETURPATA

Su Brondi ho detto tutto quello che potevo dire e per fortuna sono riuscito a dirlo con un discreto anticipo rispetto a chi lo ha celebrato dopo (e per questo ringrazio le mie fonti!). Tuttavia se a proprio tempo l'avevo ritenuto un semplice discepolo di Ferretti, ora mi azzardo a dire che forse questo abbia addirittura più talento del maestro.

Molto più difficile è scegliere 20 canzoni, che siano 20, di quest'anno, anche di dischi estranei alla classifica. Sparando quelle che, adesso come adesso, ritengo le più significative, massimo una traccia per artista o band, dico, dando loro il “mio” ordine cronologico di ascolto, queste:
  • Lungimiranza – Offlaga Disco Pax

  • Angels – Black Mountain

  • Calm like you – Last Shadow Puppets

  • Machine gun – Portishead

  • E' solo febbre – Afterhours

  • Spooky couch – Albert Hammond JR.

  • La piazza – I Ministri

  • Piromani – Le Luci della Centrale Elettrica

  • Love is noise – Verve

  • Beautiful summer – Primal Scream

  • Inní mér syngur vitleysingur – Sigur Ros

  • Life in technicolor – Coldplay

  • Signs – Bloc Party

  • Waiting for the rapture (alt version) – Oasis

  • The day that never comes – Metallica

  • Kids – MGMT

  • Two silver trees – Calexico

  • Quando se non ora – Massimo Zamboni

  • First day of sun – God is an astronaut

  • Losing touch – The Killers.

Dispiace vedere chi è rimasto fuori, gente del calibro di Alison Goldfrapp, Elio, Bugo, Vinicio Capossela, i Kings of leon, i Rem, gli AC/DC, i Cure, i Raconteurs...ma purtroppo non c'è spazio per tutti, sarà per la prossima!

Emiliano non parla, Gringo!

Avrete senz'altro riconosciuto quest'immagine. Se invece non sapete a cosa mi stia riferendo e non riconoscente il poveraccio che si ritrova la pistola di Bambino su per il naso, inginocchiatevi e cospargetevi il capo di cenere.

Il film è TRINITA', Bud Spencer è Bambino, Terence Hill è, appunto, Trinità ed il malcapitato messicano è EMILIANO, una delle spie di Mescal, nemico dei nostri eroi. E' una figura a suo modo strepitosa e questa scena è forse una delle migliori del film.

Spero sappiate perchè.
"Emiliano non parla, Gringo!"
"Emiliano dice tutto, Gringo!"


Quel che segue non c'entra un cazzo con questa premessa, ma non potevo certo non farla.


Si tratta semplicemente di un aneddoto calcistico.
Qualche anno fa disputai una partita di calcio in un paese del Frignano. La compagine avversaria era prevalentemente composta da ragazzi meridionali e stranieri, ragazzi giovani, molto più giovani di noi. Erano mingherlini e correvano come lepri. Tra loro parlavano in arabo e in napoletano, adattandosi però alle istruzioni del Mister, rigorosamente in stretto dialetto montanaro, urlato con voce sguaiata ad ogni minimo errore.
Il loro capitano, il numero 4, era l'unico frignanese doc, si chiamava EMILIANO.
Del resto, Nomina sunt omina.

Emiliano era il più vecchio della squadra nonché il più esperto; giocava in mezzo al campo, abbinando parecchie legnate a poche ma lucide geometrie. Guidava un'accozzaglia di teste calde dai piedi nemmeno così buoni e a sua volta seguiva le direttive impartite dal Mister, un folkloristico "nanetto" cinquantenne, dagli occhi azzurri spiritati, dalla lunga barba bianca e con un berretto di lana nera appena calato sul capo. La giacca, una di quelle improponibili giubbe omaggiate da ogni società sportiva che si rispetti o meno, era rigorosamente aperta, per permettergli di gesticolare, di far seguire alle parole gli irrequieti e spasmodici movimenti delle braccia e delle mani, rivolti all'arbitro, ai suoi giovani rampolli, ma soprattutto al disgraziato Emiliano cui era riservato un trattamento del tutto particolare.

Emiliano era il suo bersaglio prescelto.
Se il Mister era la testa della squadra, Emiliano doveva esserne il braccio.
Il Mister comunicava, anzi, sbraitava a Emiliano le indicazioni, assicurandosi di accompagnarle con qualche madonna, e pretendeva che queste venissero eguite alla lettera, in ogni suo dettaglio, da ogni componente della squadra, altrimenti a pagarne le conseguenze sarebbe stato solo uno, sarebbe stato Emiliano.

La colpa era sua. Sempre. Dalla panchina si sentivano volare degli:"EMILIANOOOOOOOOOOO!!!" indipendentemente che fosse stato lui a sbagliare o che fosse coinvolto nell'azione incriminata, che la propria squadra avesse segnato o avesse subito un gol.

"EMILIAAAAAAAAANO!!!", delle urla feroci, belluine.

Emiliano interveniva sugli avversari in modo duro ma leale:"Emiliano! Vuoi farti ammonire?"
Emiliano interveniva sugli avversari in modo morbido e poco convinto, più per disturbo tattico che altro:"Emiliano! Mettici quella cazzo di gamba, no?".
Emiliano giocava di prima:"Emiliano! Porta la palla, no? Portala tu, cazzo!"
Emiliano portava palla:"Passala! Passa quella cazzo di palla, dai!"
Emiliano subiva fallo dopo aver portato palla:"Ti sta bene! Hanno fatto bene a picchiarti, così la passi prima, semo!"
Emiliano discuteva con l'arbitro che non aveva fischiato un fallo subito dai suoi:"Emiliano! Sta zitto, cazzo!"
Emiliano non discuteva con l'arbitro dopo un fallo subito da uno dei suoi:"Emiliano! Non dici niente? Sei tu o sono io il capitano?"

Emiliano non parla, Gringo.
Emiliano non rispondeva al proprio Mister, incassava colpo su colpo, e continuava a guidare una squadra senza qualità verso una brutta sconfitta per 3 reti a 1. Addirittura l'arbitro, snervato dalle urla rivolte al povero Emiliano, era arrivato ad intimare all'inquieto Mister di smorzare la rabbia e limitarsi a richiamarlo senza imbandire spettacoli caotici e grotteschi.

A fine partita mi sono diretto verso gli spogliatoi e ho incrociato il barbuto Mister avversario. Ha stretto la mano a me e ai miei compagni, dicendoci:"Brév ragas, iv zughé bein... Ma anche noi abbiamo giocato bene, a parte Emiliano..."

Emiliano, a mio parere, in quella squadra sgangherata di giovani con poche idee e confuse, era stato nettamente il migliore in campo, contribuendo a limitare i danni e tenendo su la baracca con calma e organizzazione.

Emiliano stava dirigendosi mesto verso gli spogliatoi e questa, per come la so io, è la fine della sua triste storia.

Emiliano non parla, Gringo.

Sigur Ros - HEIMA

Un'altra cultura musicale, un'altra armonia, un altro mondo.
Colori e immagini diversi da quelli che ho visto fin ora, atmosfere incantate e intrise di magia.



L'originalità di questi artisti e di questa musica va ricercata nell'origine stessa di questa gente, fuori dal mondo e forse, proprio per questa ragione, in grado di non subire alcuna influenza uniformatrice e capace di creare uno stile proprio, uno stile unico.

"Heima" significa "a casa".
Nomen omen, appunto.


Back to the future (Venti anni dopo)

Vi ricordate il mio penultimo intervento?

Si intitolava SU GRANDE RICHIESTA, lo trovate QUI (oppure più semplicemente potete scorrere il cursore verso il basso). Era una foto non di venti, bensì di diciassette anni fa, comunque la sostanza non cambia. Proprio grazie a quell'intervento nostalgico, al conseguente passaparola virtuale (facebook in primis) e ad un, quanto pare immutato, rapporto di amicizia nonostante le diverse strade intraprese dai protagonisti, è stato proposto un remake di quella gloriosa foto.

Ritorno al futuro...



Per cui eccoci diciassette anni dopo, vestiti un po' meglio (ma in fondo chi lo può dire? chi può dire che tra altri vent'anni non guarderemo queste immagini con vergogna e compassione per i noi stessi del passato?), rispettato in ogni minimo dettaglio, dal triciclo trasformato in un motorino (ecchecazzo, così come noi non poteva certo non trasformarsi anche il triciclo!) alla macchina bianca di sfondo con incorporato vaso di fiori sulla capotta, non più la fatiscente familiare americana abbandonata davanti a casa di Bomber bensì la PANDA DEL BENESSERE di Diego.

Sì, sembra impossibile, ma siamo gli stessi di allora.

Abbiamo voluto superarci e se, al tempo, bella grazia finire il rullino delle vacanze estive per una foto che nessuno avrebbe considerato memorabile, perché non approfittare della tecnologia digitale per sbizzarrirsi in un numero idiota di scatti più o meno casuali???

Per cui sul profilo facebook di Fonzo trovate le foto restanti.

Prima di lasciarvi, un regalo.
Purtoppo non siamo riusciti ad avere a disposizione l'intero organico. Manca Vitori, impegnato per lavoro e manca il Bomber (emigrato in Irlanda), il quale, lo so, ha già visto queste immagini. Tuttavia erano presenti la Laura e Diego.

Che benessere...



Alcuni "Nota Bene":

L'EliZZZ in posa pop porno sul motorino di Marcuzzo, Fonzo senza collo, io vestito da fottuto sbirro americano, Marcuzzo con una faccia da marocco incredibile (ricordate quando Luca commentò la foto di venti anni fa dicendo:"Marcuzzo è uguale ad allora solo che adesso è più marocco di allora"? Giudicate voi, guardate che ghigno! L'Eleonora coerente con sé stessa con la gonna, Colla che sicuramente non era distratto dalla foto ma rimaneva assorto nei suoi pensieri lavorativi, Luca con una consolidata postura da leader intravista nel '91 e confermata ora, la sempre bella Vally, e le new entries Laura e Diego fieri di essere presenti in un momento così importante.

FACCIAMOCI UN APPLAUSO, ragasse e ragassi!
Eleonora Soru, Fabio "Colla" Franchini, Luca "Parru" Ricchi, Marco "Marcuzzo" Soru, Laura Franchini, Diego "Che benessere!" Marchetti, Valentina "Vally" Arrighi, Simone "Zeman" Ferrari, Marco "Fonzo" Canalini; sullo scooter Elisa "EliZZZ-Cocci" Ricchi. Dietro la macchina Fabio "Menga" Manfredi. Grandi assenti: Vittorio "Vitori" Marchetti, Fabio "Il Bomber" Tugnoli.

Control

Repubblica di Manchester, fine anni '70.
La storia di Ian Curtis, anima nera e profonda dei Joy Division.
Un pugno nello stomaco.
Niente sesso, droga e rock'n'roll, semplicemente il dramma di un poeta maledetto (forse uno degli ultimi) che decise di mettere la propria vita in musica.



Ogni canzone è stata scelta con cura e pertinenza, tanto che, se riascoltandole ora su cd se ne percepisce l'età, si è in grado di contestualizzarle, di dar loro un tempo, un'epoca, guardando il film ci si stupisce di quanto fossero all'avanguardia allora, di come molti dei gruppi venuti dopo abbiano dovuto fare i conti con Curtis, Sumner, Hook e Morris.

Mi è tornata alla mente una frase di Blade Runner pronunciata da Tyrrel a Roy.
"La luce che arde col doppio di splendore brucia per metà tempo. E tu hai sempre bruciato la tua candela da due parti, Roy."
Già...



Su grande richiesta...

30 giorni a Novembre e anche questo mese di merda giunge a capolino.
Ma bando alle ciance, ecco qui, su grande richiesta una foto che esce direttamente dall'album dei ricordi e se ne viene dritta dritta sull'INDIE OPEN BAR. Già, cari lettori, avevo preannunciato di postare qualche filmato della cena MEF del 7 Novembre, e m'ero anche ripromesso di continuare la serie "Amarcord" aggiungendo gli altri video della YOUNG MARANELLO recuperati da Fonzo e Dom. Senza contare come da ieri sera abbia una voglia matta di parlare del Corto di Emanuel e Domme, ma immaginioci siano dei diritti e dei trade marks da rispettare quindi, con grande fatica, mi asterrò dal farlo.

Dom, se e quando leggerai queste righe ricordati di ribadire a FERA come sia diventato il mio nuovo punto di riferimento. Ne parlerò con i miei, d'accordo, ma ogni volta che apre bocca non delude le mie aspettative, quindi va bene il Corto, vanno benissimo le interviste, tutti mi cercano per versarmi del Campanone, ottima anche la cena con i membri dell'Ordine, ma quel che più conta è aver conosciuto FERA: mi può dare molto.

Tuttavia, e riprendo le fila del discorso, volevo mettere alla Vs cortese attenzione questa foto di cui tutti mi parlano, la sera al Pratone come in ferramenta mentre aspetto la bolla per le guarnizioni della macchina a controllo numerico.

Anno di grazia 1991, 17 anni fa, cazzo.
Il Viale, davanti a quella che, ahimé, quante cose sono cambiate! è ormai l'ex casa di Bomber.
Da sinistra l'Eleonora, anni 6. Al suo fianco, in seconda fila, Fabio Franchini detto "Colla", anni 7, l'Elisa di due anni più "vecchia" e la Vally, intermedia, 8 anni. Chiude la fila uno dei tre carichi da undici dello scatto, il sottoscritto. Al di là della postura fotografica da calciatore navigato, già allora anticipavo le mode indossando una maglia a righe orizzontali e sfoggiando un fottutissimo taglio emo. La chicca sono le ciabatte, veramente tremende. Davanti a me Fonzo: io avrò avuto una vestita pessima, ma i pantaloncini di Funz rivendicano ancora oggi una giustiza che non è mai stata data loro, cazzo. ORRENDI!!! Però aveva dei capelli normali, per quanto possano essere ritenuti normali i capelli di Fonzo. Quindi, con aria da leader, Luca, praticamente alto come Fonzo, nonostante di tre anni più giovane. Infine Marcuzzo, senza collo, senza corpo, solo testa.

Da notare la macchina sullo sfondo.
Una macchina americana parcheggiata davanti a casa di Bomber, un capolavoro.

Nella foto mancano i fratelli Marchetti, la Laura Pomi e Bomber stesso, ma valeva lo stesso proporvela.

Non è un paese per vecchi (ma non solo)

Ho sempre adorato i film di "Frontiera".
Non è un paese per vecchi rientra in questa categoria, anzi, ne è la giusta, seppur drammatica evoluzione.


















Se mai mi chiederanno com'è un film senza lieto fine di sicuro segnalerò questo.

Inoltre, dato che niente accade per caso, nel frattempo mi sono innamorato del nuovo album dei Calexico, CARRIED TO DUST. "Cosa c'entra?" chiederete voi. Beh, i Calexico prendono nome proprio da una cittadina della Frontiera Americana, la cui origine deriva dalla fusione di CAlifornia e MEXICO. A mio modo di vedere o meglio, di ascoltare, album superbo, che ben accompagnerebbe (ed è qui che non è un caso che ci vada di pari passo) la visione di NON E' UN PAESE PER VECCHI, ne potrebbe tranquillamente essere la colonna sonora. Qui il video di Two Silver Trees.

Parlavo con due amici di quest'album.
Zeman:"Cazzo, l'album dei Calexico è una bomba!"
Berta:"Sapevo che ti sarebbe piaciuto..."
Simo:"Ma chi sono i Calexico? Che genere di musica fanno?"
Zeman:"..."
Berta:"..."
Zeman:"...Mah...Assomigliano un po' a Beirut..."
Simo:"Ah, ora sì che ho capito...E Beirut a chi assomiglia?"
Berta:"Eh..a chi assomiglia Beirut? Bella domanda..."

Ne approffito, mi va.
Ladies & Gents: BEIRUT con THE PENALTY.


E una domanda rimane senza risposta: A CHI CAZZO SOMIGLIA BEIRUT???


Amarcord #1

Un cordiale vaffanculo a Fonzo, colpevole di avere rinvenuto questo cimelio risalente all'anno di grazia 1997, realizzato da quattro giovani disperati maranellesi in preparazione del campo estivo parrocchiale . Un grazie a Dom per aver riversato il contenuto della datata videocassetta in un DVD.
Fonzo, Gigi, Biorch: com'è?

A me ha fatto un effetto stranissimo e questa è solo la prima parte...

Eravamo dei cinni.
E soprattutto non dicevo parolacce.




Io sono di Braida - Storie sincere di un quartiere discusso


IO SONO DI BRAIDA - Storie sincere di un quartiere discusso

Testi - Giulia Bondi
Fotografie - Gigi Ottani

Perché il futuro passa da Braida, in tutti i sensi.
Essendo un appassionato di fotografia ed essendo innamorato della mia terra ho voluto leggere questo libro e vederne le splendide immagini.
Io NON sono di Braida, e nemmeno di Sassuolo, però conosco per lavoro, sport ed interessi, questa realtà, o almeno, credevo di conoscerla...

Sono a suggerirvene la lettura, e a suggerirla a chiunque, perché queste pagine sono tutto quello che c'è da sapere di Braida, e quasi niente di quello che si dice di Braida. Pur essendo completamente disinteressato alla politica darei questo libro in mano agli uomini di sinistra, qualsiasi sia il nome con cui si fanno chiamare ora, perché capiscano tutte i problemi che hanno sottovalutato e che hanno finto di saper controllare, ma lo darei anche in mano alle destre affinché gettino oltre le loro mura visibili e invisibili quella sensibilità che non pretendo appartenga a loro in quanto politici, ma in quanto uomini.
Sassuolo è diviso in diversi quartieri, Braida è uno di questi, uno dei più vecchi.Tuttavia non è un quartiere come gli altri, e non solo per il gran parlare che crea, ma anche perché chi ci vive e ci lavora vi dimostra un fortissimo senso di appartenenza, non così evidente nel caso di altri quartieri che probabilmente ne avrebbero anche maggior motivo per lustro o pregio. “Io sono di Braida”, ancor prima di “essere di Sassuolo”. Il titolo del libro è esemplificativo di quel che intendo.
Una serie di testimonianze e di racconti di chi è di Braida per ius sanguinis, di chi vi è migrato dalla montagna e dal Sud a cavallo degli anni '60/'70, e infine di chi -dagli anni '90- la raggiunge dall'Est, dall'Africa e dal Maghreb. L'italiano abbozzato dei forestieri, il dialetto dei vecchi, il gergo giovanile; il tutto intercalato dalle sbavate cadenze sassolesi e dagli intramontabili idiomi emiliani. Perché gli attori cambiano ma il palco è lo stesso, il copione da recitare anche. Forse è solo la qualità del pubblico a peggiorare, o il pubblico stesso a non essere pronto.
Le storie di una piccola grande città nella città.
Certo, tanti pareri discordanti, estremi, opposti, ottimisti, realisti, tragici...ma la sicurezza di sentire la campana più veritiera, quella del popolo. Non è la lettura di un giornale di parte o il comizio di un politico schierato; neppure la constatazione oggettiva di una serie di dati di fatto. Solo opinioni e pensieri schietti e diretti, ma soprattutto veri. L'unico sistema per farsi realmente un'idea di ciò di cui si parla.
Poi le immagini. Più le guardo e più mi dico:”Io da Braida ci passo tutti i giorni, ci ho anche lavorato”, eppure non ho mai pensato a quanta diversità fosse racchiusa a soli 10 km da casa mia finché non ho visto questi scatti, a quante e quali differenze ci fossero tra quello che vedevo e quello che non riuscivo ad immaginare. Scenari paranoici e degradati a fianco di concessionarie di lusso, palazzi fatiscenti vicini ad alberghi a quattro stelle, il grigiore della “civiltà ceramica” sullo sfondo delle verdi e soleggiate colline sassolesi. Ancora, le fisionomie delle paffute rezdore emiliane dagli sguardi bonari, i sorridenti volti mulatti, le carnagioni nere e quelle candide, la differenza nelle sacralità e l'uguaglianza nel profano.
E' strano: Braida, ripeto, è un quartiere antico e il suo stesso nome ha derivazione longobarda, significa “prato”. Tuttavia è il quartiere più all'avanguardia, nel bene come nel male, di Sassuolo e forse dell'intera provincia, ed è stato e continua ad essere una pietra di paragone che andrebbe tenuta sempre ben presente.
Leggo nel libro che in una scuola di Braida, l'ora di religione è dedicata al confronto delle differenti confessioni monoteiste e altro tempo viene investito nell'insegnamento della storia locale di Sassuolo. Per Natale si fa il Presepe, e in occasione della fine del Ramadam i bambini islamici possono assentarsi per festeggiarlo. Se da altre parti queste iniziative fossero avvertite come qualcosa di rivoluzionario o, al contrario, di reazionario, qui è normale; si tratta di due vecchie quanto semplici equazioni: volere è potere e di necessità, virtù.
Non se ne possono tralasciare le brutture né nascondere i problemi, e questa non è assolutamente l'intenzione del libro, però il messaggio che passa è che si tratti di un serbatoio di sangue nuovo che, se ben regolato, possa generare grandissime potenzialità ed incredibili risorse per il futuro. Perché, come dicevo, il futuro passa da qui; lo stesso presente è passato da qui.
Sopra ogni altra cosa mi ha colpito, per esempio, leggere di come sia stata usata diffidenza e mancanza di rispetto nei confronti di chi, a suo tempo, s'era trasferito a Braida dalla montagna. Io non saprei mai riconoscere un figlio o un erede di quella gente, non saprei attribuirgli origini montanare se non forse, e dico forse, conoscendone il cognome. E comunque non ho mai fatto differenze nei loro confronti né mi viene in mente di farle ora. Lo stesso atteggiamento è stata mantenuto verso i meridionali. Eppure conosco, come credo tutti conosciamo, figli di immigrati meridionali che non considereremmo mai tali se non ne sapessimo le generalità o se gli stessi non tradissero gli accenti ereditati dai padri e dalle madri. Se è vero, come è vero, che la storia si ripete sempre...
Non nego comunque di avere paura a volte, di essere preoccupato. Temo che tante pieghe di questo fenomeno possano trasformarsi in pericoli incontrollabili se sottovalutati o sopravvalutati. Tuttavia nel guardare le foto di questi bambini, vedere le loro facce sorridenti, i loro occhi sereni, saperli con un pallone tra i piedi, capire che per loro crescere a Braida è tanto normale quanto lo è stato per me crescere dove sono cresciuto, mi tranquillizza (vabbé, a parte il bimbo che indossa la maglia dell'I**er” che, puvrein, è stato colpito dalla più brutta disgrazia che gli potesse mai capitare). Mi accontento di poco probabilmente, ma lo ritengo superiore a qualsiasi promessa elettorale, discorso pseudo-politico di risoluzione del problema, ideale da seguire a occhi chiusi senza tastare il terreno prima di proferir parola. I bambini risolvono problemi che non sanno neanche di affrontare.
Concludo dicendo che questo libro è una voce, anzi, una serie di voci, fuori dal coro. Le uniche che andrebbero ascoltate, le uniche che non si sentono. Questo libro sono le immagini cui non abbiamo mai fatto caso e quelle cui abbiamo fatto caso ma cui non abbiamo prestato l'attenzione che meritavano. Foto in bianco e nero, non so il perché della scelta, forse perché non esistono ombre senza luci (e viceversa,) e scegliere di vedere solo le une o solo le altre è assolutamente sbagliato.
Augurandovi buona lettura e buona “visione” mi permetto di rubare una singola frase di questo libro e lasciarvela. “Braida è il mio paese e am trov bein, Diobono: a gh'è di furester, ma bisogna accettarli e buonanotte.” Chi vive a Braida è molto meno spaesato di chi si limita a giudicare senza conoscere, qualsiasi sia il giudizio che esprime.


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Tanx to...

Grazie ad Emanuel e a Domme per avermi fatto partecipare a questo simpatico backstage del corto intitolato "IL TEMPO NON FA IL SUO DOVERE".


E' stato un autentico piacere.

Grazie a Dom per avermi invitato ad assistere alla realizzazione del nuovo video de LE LUCI DELLA CENTRALE ELETTRICA. Qui il link al blog di Dom.

Thank you so much guys!

And all in good times...


Non è facile.

Non è facile alzarsi ogni mattina e pensare che momenti così siano passati e che, tutt'al più, si ripresenteranno, non certo simili, ma spero di uguale intensità, solo tra diversi mesi.

Ho raccolto alcune foto, le ho messe assieme nella cartella intitolata "Remember it", una sorta di "operazione nostalgia", volta a ricordare i momenti che passerò in rassegna. Non tutti purtroppo, bensì solo quelli di cui ho una diapositiva, un'immagine, uno scatto, un fottutissimo mms.

In estate c'è spinta, c'è l'inerzia che porta a finire, c'è caldo e si sta bene, c'è la voglia di fare, le giornate son lunghe e si vorrebbe che durassero sempre di più.
In Estate non ci sono canzoni tristi.
In Estate ci sono più birre e più sigarette per tutti.
In Estate esci anche alle 11.30, cazzo.


In autunno invece è tutto una merda.

E occorre proprio farsi male con questo intervento nostalgico?
Forse no, ma se penso ai giorni di merda che sto passando ora, vado in menata.
Se penso a quel che è andato può darsi che mi venga il magone, ma male non sto, anzi.

Il mese che ha preceduto le Ferie:
- L'iper competitivo pranzo MEF dalla nonna di Sandro...
- Gli aperitivi in Baracchina.
- Maranello Rock e il contatto tra Cetti e i Meffers!
- La Borlengata alla Festa del PD di merda.
- La presentazione del libro di Jean a Sassuolo con relativo post-serata al Parco Ducale.
- Vasco Brondi a Ferrara sotto le stelle...
- Il primo simposio dell'Ordine dei Cavalieri Neri!


Le ultime due settimane prima delle Ferie:
- Il trasporto eccezionale del frigo!
- Quello che sarebbe divenuto il motto dell'Estate...
- La Festa della Birra di Pavullo, passata metà sul posto e metà in ospedale...
- Le sagre paesane nel week-end, tanto bene documentate da Tom.
- La Festa di Mezzestate da Wolpa, ossia il compleanno della Sissi, ormai storico evento ; il giorno che dà ufficialmente il via alle danze di spensieratezza estiva.
- Il grandissimo benessere di Casa Marchetti, porto franco dinnanzi alla desolazione della caldana maranellese.

Le Ferie:
- LIVERPOOL & MANCHESTER: la vacanza capolavoro.
- Barigo 2008, la Festa dei Lamponi... e con esse il ritorno del Bomber!
- Marina di Massa...e i dischi volanti!

Il post Ferie:
- La settimana di polleggio a Maranello...
- Gli ultimi momenti di serenità.
- La cena di Addio al/del Viale alla/della Famiglia Tugnoli.




Cliccare qui per aprire la galleria con tutte le foto.

E nessuno mi leva dalla testa questa frase di I'm outta time:
"If I am to fall...Would you be there to applaude?"


Dig out your soul 'cos here we go!

La verità è che non sopporto più Bergo che mi lascia messaggi su MSN per dirmi cosa ha visto/fatto/goduto circa il nuovo album dei Fratelli, mentre io son qua a prendermi dei nomi al lavoro e a rompermi bellamente il cazzo.

Lo sto ascoltando con un'attenzione enorme.
Avevo grandissime aspettative e un po' il singolo mi aveva depistato. Diciamocelo, non è nulla di eccezionale, è la solita solfa della serie:"Ciao, è bello essere tornati!", cui hanno fatto capo anche The Hindu Times e Lyla, tutto meno che canzoni che potessero cambiarci la vita.

Invece mi ritrovo ad azzardare che forse, escluso The Masterplan, si tratti del loro miglior lavoro dai tempi di What's the story (morning glory)?.

Esagero?

Bag it up in un qualche modo mi ha ricordato Mucky Fingers che avevo apprezzato perché rappresentava, per me, qualcosa di nuovo, il tentativo di reinventarsi, o almeno provarci. Tutto molto beating, come già suggerito anche da Bergo. Ecco, come idea di partenza mi è piaciuta molto. E poi la voce di Liam è strepitosa. Fin da subito, infine, ho ripensato alle parole di Noel prima dell'uscita di DOYS, "sarà un album cui il peso maggiore verrà dato al groove". Verissimo, pochi fronzoli, pochi virtuosismi ma tutto suonato con incredibile intensità.

Di The Turning non dico niente perché non mi piace, è poca roba. Unica nota piacevole, la campionatura di Black Bird sul finire.

Waiting for the rapture è quello che speravo facessero! Avessero suonato una canzone così, che so, i Kaiser Chiefs del cazzo, a quest'ora sarebbero incensati ovunque. L'avessero suonata i TV on the Radio, verrebbero definiti la next best thing.

Su The Shock of the lightning mi son già espresso. Certo che sentire Bergo dirmi che uno stuolo di ragazze ubriache cantava:"And all in good times..." al karaoke dà una fortissima idea di benessere!

I'm outta time è un piccolo gioiellino. Fa pensare che forse dei due, il fratello più talentuoso sia il minore.

Di High Horse Lady ho conservato un messaggio di Simo. "Fa molto fine anni '70 o almeno a me fa sto effetto se fossi io l'art director il videoclip sarebbe ambientato in the usa on the road un cabrio dell'epoca tra palme a miami e autostrade desolate le riserve indiane ed il loro lamento... non so se ci sono le palme ma alla fine della canzone si sentono i fratelli camminare su una spiaggia sicuramente non di sabbia bianca tra il canto dei gabbiani".
Amen, fratello.

Prima o poi qualcuno raggiungerà Tomorrow never knows. Falling down ne è un'altra dimostrazione. Una gran bella prova di avvicinamento, comunque.La versione remiscelata dei Chemicals Brothers è una bomba.

To be where there's life forse è la più bella di tutte e suona fottutamente Beatles.

Ain't got nothin', invece, quanto cazzo è Stooges?

The nature of reality è un altro pezzo che non mi dice molto. Anzi, mi fa proprio cagare.

Soldier On... Chi sono? I Beatles?

Di undici tracce, nove le ascolto davvero con piacere.
Sono veramente soddisfatto della Band of Brothers.
In un anno in cui i vari cavalieri del Brit Pop sono andati a punti ma nulla più, c'è stato, vivaddio, chi, in barba a tutti, ha saputo spingersi un po' più in là, senza inventare niente di nuovo, senza seguire trend, senza snaturarsi. Sempre loro. In inghilterra ho paura che ci sia meno ricambio di quanto si faccia credere.

Delurking time

Ogni tanto controllo SHINY STAT e verifico quali chiavi di ricerca sono state digitate perché si arrivasse sull'INDIE OPEN BAR. Osservo anche da quali siti provengono i naviganti, ed infine mi soffermo con molta attenzione e altrettanto stupore sulla sezione dedicata ai paesi degli utenti che capitano, per caso o per scelta, sul mio blog.

Prendiamo Settembre e partiamo dai paesi italiani di origine degli utenti, 84 in tutto.
  • 210 accessi da Parma, pari al 30%;
  • 107 accessi da Modena, poco più della metà dei bagoli;
  • 67 accessi dalla capitale;
  • 35 da Ivrea;
  • 29 da Bologna;
  • 26 da Milano;
  • 25 da Castel San Pietro;
  • 17 da Carpi e Fidenza;
  • 15 da Castelvetro: Bea, questa sei tu, dai! Scrivi ogni tanto!
  • 14 da Salsomaggiore;
  • 12 da Piacenza;
  • 10 da Correggio;
  • 8 da Sassuolo;
  • 7 da Maranello;
  • 6 da Fiorano...
Ma io mi domando: c'è qualcosa di sbagliato in SHINY STAT oppure questi dati corrispondono a verità? Insomma, se sì, chiedo agli utenti di svelarsi, e per questo ho scelto come titolo dell'intervento "Delurking Time".
Amici bagoli, siete i più numerosi, oppure, amico bagolo, sei il mio più assiduo lettore: esci allo scoperto, firmati da qualche parte, non c'è bisogno di registrarsi!
E le compagini meneghine e romane?
I bolognesi?
Gli accessi da Ivrea e Castel San Pietro sono a cura di chi?
Ragassi, non siate timidi!

Poi ovviamente so che dall'Irlanda, Bomber mi scrive da Rochestown, Limerick e Dublino. Bruttoformo mi legge da Parigi. Qualcuno, forse Bergo, da Londra. Ho amici anche negli States, ma di questi non so niente. Malcapitati viaggiatori sono stati avvistati anche da Ungheria, Svizzera, Germania, Giappone, Macedonia, Malta e Polonia.

Ma quello che fa veramente ridere è leggere le chiavi di ricerca.
Vi riporto solo quelle più divertenti (per leggerle tutte è sufficiente cliccare QUI):

  • "indie open bar" zeman la pensa così: già.
  • "indie open bar" zeman non la pensa così: già-nelli...
  • "gambe femminili": lo spero per te, fratello, che stessi cercando quelle, e non delle gambe maschili.
  • figa pavullo: però!
  • bei ragazzi su msn di filadelfia e dintorni: Dio me mama, sa suced...
  • canzoni da spiaggia disturbata: DETURPATA, idiota!
  • che due coglioni l' "indie open bar": un altro colpo di Jean, o la pura verità?
  • cotolette fettine: ma cazzo, comprati il calendario di Suor Germana!
  • emiliano gavioli: io lo so che mi sta cercando, lo so.
  • giovanni lindo rutti: io quel viaggio di cui tu, caro amico navigante, cerchi informazioni, l'ho fatto a suo tempo. Arrivi lungo, amico mio, dannatemente lungo.
  • i fratelli callaghan oasis: anche mio padre li ha sempre chiamati così.
  • irlanda: scrivi una sola parola, 'IRLANDA', e finisci sull'INDIE OPEN BAR? I casi sono due: o Bomber, da solo, rappresenta già la sua nazione adottiva, o le regole di Google sono veramente bizzarre.
  • mingoun: il mio personale numero 1.
  • orari materie: ma di cosa? Di quale materia? Di quale scuola? Ma cazzo...
  • per quelli che si sono rotti il cazzo con l' "indie open bar": quindi per tutti?
  • richard ashcroft vestiti: ma guardalo a modo? Vuoi anche sapere in che giorno e a che ora li ha comprati?
  • scrostamento intonaco: sì, in effetti, è un argomento molto dibattuto da queste parti...
  • verrascina terrone: grande verità...
  • video mtv dove si vede scorrere il paesaggio: geniale, assolutamente geniale.
  • zeman la pensa come me, il bomber no: Jean? Ancora?
Partecipate sul FORUM MEF all'elezione della chiave di ricerca del mese di Settembre.
QUI il link.

Ragassi, parola d'ordine: DELURK, svelatevi, così da partecipare qui e sul FORUM MEF!



Uscite allo scoperto! Non nascondetevi!

Constants are changing

La musica che prediligo è, se ci penso bene, quella in cui non c’è ordine, dove non per forza esistono strofe, ponti, ritornelli, rime, parole o virtuosismi ad effetto, ma quella in cui un senso di confusione apparentemente incontrollata viene perfettamente scandito, nota dopo nota, accordo dopo accordo, colpo su colpo.

Canzoni dove non si ha neppure ben chiaro cosa, quali e dove siano gli elementi da cui sono composte, canzoni in cui il risultato finale è differente, è cangiante, è in inattesa e improvvisa mutazione.

In prima elementare, subito dopo le presentazioni la maestra ci ha insegnato che cambiando l'ordine dei fattori il risultato non sarebbe mai cambiato.M a quando non è l'ordine dei fattori a trasformarsi, bensì i fattori stessi? Quando sono le costanti a cambiare?

Oltre a questa particolarità (di comunque non poco conto), si tratta di brani che si presterebbero benissimo ad abbinamenti con cortometraggi, filmati, rappresentazioni visive, slideshow, ecc... perché libere di ogni vincolo, passibili di ogni interpretazione, slegate da contesti definiti, e infine, a mio parere, più malleabili alle rispettive emozioni di, che so, una qualsiasi canzone cantata, che per quanto possa concedersi ai più svariati significati, non lascerà mai quella libertà di immaginazione naturalmente insita in queste canzoni.

Ho raccolto alcune di queste canzoni, ne ho realizzato una compilazione.

Alcuni “nota bene” prima di partire.

  • Solo tre o quattro canzoni sono cantate e due di queste sono cantate in islandese (sì, sono i SIGUR ROS). Riagganciandomi a quanto detto prima, anche la voce è pur sempre solo uno dei fattori: non è detto che sia né una condizione necessaria né tanto meno sufficiente perché le canzoni abbiano un senso, anzi. Ancor più significativa, la voce stessa, quando solo un segnale, quando un esiguo frangente di secondi nell'arco di qualche minuto, quando un loop indefinito. Ridurre per aumentarne la forza: se ci si pensa bene, è un paradosso.

  • Alcune tracce durano un minuto, altre 2, altre 5 e altre ancora 8, perché non obbligatoriamente dobbiamo ascoltare 4 minuti e 30 di canzone, per quello ci sono le radio, per le emozioni a comando basta sintonizzarsi su una qualsiasi stazione.

  • Molte sono destrutturate, ossia non hanno strofe o ritornelli, semplicemente iniziano e finiscono: su tutte THE BIRTH AND THE DEATH OF THE DAY, che davvero, come suggerisce il nome, dà l’idea di descrivere le fasi della giornata e non può certo descriverle allo stesso modo, né ripetere sé stessa o ripercorrere momenti oltrepassati di volta in volta. Nomen omen.

  • Alcuni brani sono accompagnati da strumenti rock tradizionali, che in talune circostanze vengono miscelati a melodie classiche, altri sfruttano l’elettronica e in altri ancora si sentono congegni indecifrabili. E ovviamente quest'ultimi sono i Radiohead che, quando non sanno cosa fare, campionano il suono dell'accensione dei fiammiferi combinandolo ad un sampler che riproduce il verso dei gabbiani.

  • E’ una compilation “globale”: raduna gruppi islandesi, irlandesi, inglesi, canadesi, nordamericani, texani, reggiani, tedeschi e californiani.


Ho dovuto escludere una canzone. Si chiama CONSTANTS ARE CHANGING ed è dei BOARDS OF CANADA. Avessi cercato un titolo migliore per questa raccolta non lo avrei trovato.

Non ho scritto di che genere (o di che generi) si tratta.
Perché, è importante?

Di seguito la tracklist. Ho linkato a ciascun pezzo il video su youtube (a volte il vid ufficiale, altre no). Qualora fosse presente la versione studio ho inserito quella, in alternativa una versione live. In alcuni casi non mi è stato possibile reperire niente, peccato.

01. The birth and death of the day - Explosions in the sky. Per questa ho esaurito gli apprezzamenti, 7' e 51'' di poesia.
02. Ode to Isis - and you will know us...by the Trail of Dead. Trascinante ed inquietante.
03. Beyond the dying light - God is an astronaut. Per vedere oltre il confine.
04. TNT - Tortoise. Relax, e nessun titolo poteva adattarsi meglio.
05. Blue turning gray - Clap your hands say yeah. Per ricordare.
06. Day five - Explosions in the sky. La batteria smollata che va dal 4'04'' al 4'20'' ha qualcosa di magico.
07. Pacific Theme - Broken Social Scene. Per staccare.
08. I am citizen insane - Radiohead. E' vero, anche io non sono un cittadino normale.
09. All is violent all is bright - God is an astronaut. Una semplice equazione nucleare. (Per stupirsi ancora una volta del mondo di merda in cui viviamo c'è anche questo video, accompagnato dalla medesima canzone. http://it.youtube.com/watch?v=tPPE6LiHxWU Se penso alla seconda parte di Full Metal Jacket, capisco che non è cambiato niente. Ma vabbè, questi sono altri discorsi, lasciamo stare.)
10. I can see it now- Oasis.
11. Dayvan cowboy - Boards of Canada. Questo video è magnetico, così come la canzone, non ci posso far niente. Il boomerang di suoni iniziale rapisce ogni attenzione, i colori del video fanno il resto.
12. Stralòv - Massimo Zamboni. D'altronde, è l'altra metà del rosso cielo emiliano.
13. To Russia my homeland - and you will know us...by the Trail of Dead. Strepitosa.
14. Mea bloanasir - Sigur Ros. Nessuno può togliermi dalla testa che questa canzone vada al contrario, e quando dico che va al contrario non so bene cosa intendo. E' la sorella meno nota di Hoppipolla, e forse è in qualche modo il suo opposto.
15. Glosoli - Sigur Ros. Il video di questa canzone è fottutamente geniale. Questa canzone è fottutamente grandiosa. Ditemi quel cazzo che vi pare, che i Sigur Ros esistevano anche prima di Takk, che Takk non è il loro miglior album, quel che volete, ma i colori e i capelli di questo video sono superiori ad ogni critica. Le chiacchiere stanno a zero.
16. Capture the flag - Broken Social Scene. Questa ci stava.
17. Ramparts - John Frusciante. Forse un po' OT però quando ancora avevo l'autoradio, con Ramparts ci chiudevo entrambi i lati della cassetta. Al di là della duttilità, devo ancora trovare un pezzo alla sua altezza da ascoltare alla guida. (Video che può essere giudicato orrendo oppure geniale.)
18. New years end - God is an astronaut. Un giro di basso iniziale incantevole e apparentemente semplice. Una birra a chi mi trova le finezze al primo ascolto.
19. Tempel - Colour Haze. Per i titoli di coda è per-fet-ta.

Benvenuti a "Mondo Natura"

Oggi, 24 Settembre, compie gli anni Fabio Tugnoli, detto Bomber.
Ci manca, è vero.
Ma perché? Per quali motivi?
(leggete i commenti e capirete come rispondere...)

Intanto vi lascio con un estratto di un accorato commento di Max al post dedicato alle vacanze barigazzine, affiancato da un'immagine di Bomber in versione "Mondo Natura".
Bombola, o meglio Byron, lo sai che io quando posso dar contro a Zeman lo faccio volentierissimo, con un'ardore profondo e sincero.
Ma stavolta lo zingaro ha ragione.
Tu hai abbandonato i tuoi motori.
Questo è tradimento!

Vedi Cicciopam, a Maranello ci sono delle scene che ti fanno sentire a casa, ci sono dei personaggi che esistono solo a garanzia che la consuetudine per quanto la si rifugga permane sullo sfondo.
Ti parlo di Ferri che gira in bici o di corsa a qualunque ora del giorno e della notte, ti parlo di Paolo Baldi che attraversa la strada davanti a casa mia con la bici per mano, ti parlo della finestra della cucina di Piuma che per quanto tu ci passi davanti a degli orari improponibili, continua ad essere accesa.
In questo clichè, fino a poco tempo fa, avrei aggiunto anche il panzone megaciccia che girava con delle vespe improponibili estate ed inverno, con un casco aperto color panna, magari con sotto il woolrich e la cartellina in pelle di prada. Nella stagioni più rigide, la pelle che ricopriva le guanciotte sotto quel casco assumeva delle colorazioni innaturali. Per un daltonico non è bene addentrarsi in descrizioni cromatiche, ma il concetto di innaturale credo che possa rendere abbastanza bene.


Quando hai annunciato il tuo ritorno, ho pensato che per parlarti avremmo dovuto affiancarti mentre andavi in vespa con qualche altro veicolo, perchè una volta salito in sella non saresti sceso che per cagare (ammesso e non concesso che tu non decidessi di esibirti in scene di nudo integrale con tanto di defecazione in movimento, in piedi sulla vespa).
Invece no. Non una sgommata, non un burn-out, non una stoppie, non una penna.
Niente di verificabile.

Hai detto di aver girato un pomeriggio, mi spiace ma non ti credo.

La verità è che a volte anche lo sfondo cambia.


A voi...

PS. No, Bomber, non abbiamo ancora toccato le tue vespe, non ne abbiamo ancora abusato, non c'è stato il tempo. Questo non significa che non lo faremo. Stai in campana.

Waiting for the "Fall"


Si preannuncia un autunno interessante, an interesting "Fall".E io mi vanto di avere amici così.
IL TEMPO NON FA IL SUO DOVEREIl secondo trailer del cortometraggio realizzato dall'ORDER OF THE BLACK KNIGHTS, capeggiato da Emanuel Gavioli e Domenico Guidetti, associazione a delinquere che conta tra le proprie fila l'attore Saverio Verrascina (Savé!) e uno dei fotografi, Fonsi Nieto detto SWONZIZ.



Qui il primo trailer.
Inutile parlare dell'aspettativa che nutro nei confronti di quest'opera.
Lunga vita all'Ordine.

E poi Jean, non solo con il corto PHOTO BACKSTAGE (cliccare su questo stesso link per vederlo...) , una roba eccezionale, da brividi.


Ma anche con il suo secondo libro, che non vedo l'ora di avere tra le mani.
SETTEMBRE NON TORNERA'.

Stay tuned!!!
Fall is coming...


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