Tutti Artisti - Woodruf's Pub, Formigine 30/09/2011

A parte qualche rara eccezione parentale o estemporanea, mi sono sempre esibito con gli amici di una vita, indipendentemente dal fatto che fossero o meno capaci di suonare o avessero qualcosa di interessante da mostrare.
Fino a qualche settimana fa, quella con Gav era un'idea in fase embrionale, un "sai cosa potremmo fare un giorno?", un progetto ancora in cantiere, nato ai tempi di Emilia Ruvida, ma ancora senza una forma precisa e definita.
Ne avevamo parlato quest'estate in Baracchina e ne avevamo ridiscusso ad inizio Settembre, senza però darci date o impegni, giusto così, tanto per parlare, che magari ci sarebbe stata occasione, prima o poi, di fare qualcosa insieme.

Potrei spiegare la genealogia dei due pezzi che abbiamo eseguito ma, se facessi così, questo intervento diventerebbe più noioso che utile.
Ci tengo però a ringraziare -senza di loro non avremmo fatto bella figura- chi mi (e ci) ha dato buoni consigli (ossia Fonzo, Max e Dom), chi ci è venuto a vedere/sentire (Berta, Ché, Cawa, Baiso la Benny, la Miriam e l'Ile) e chi ha coniato un nome per il duo: UNA TRAGICA MENATA.
Grazie, Luca, mi fai sempre ridere.

Emanuel Gavioli.


Una cattiva critica ha spiegato gli scritti di Emanuel con un semplice: "letto uno, letti tutti".
Si sarebbe potuta esprimere con termini più felici, ma le va riconosciuto di aver toccato un nervo non poi così tanto scoperto, su cui han battuto in tanti, ossia quello di una certa monotonia nei temi raccontati da Gav. Eppure, io lo so perché vi ho a che fare molto più dei tanti altri, Gav ha da mo' voltato gallone verso strade diverse, qualche volta più divertenti, e qualche altra più intraprendenti, più riflessive.
Con la maestria dei fuoriclasse ha giocato d'umiltà, sottoponendosi al giudizio severo di chi legge o scrive per davvero e per professione, sacrificandosi ad un labor limae da cui tanti -che vanno a concorsi, che scrivono su giornali e giornaletti, che aprono e chiudono blog di continuo giusto per raccontare con parole vomitate a casaccio dallo Zingarelli quanto fa schifo il nuovo disco de I CANI- si guardan bene.
Gav ha portato all'attenzione di un ridotto ma attento pubblico una "fola triste", ovvero un'incantevole favola dal finale acre alla Serious Man (definizione azzeccatisima di Dom), intitolata "Margherita e il vento", alla quale ha fatto seguire "Pance", un aneddoto brillante della vita vissuta dalla versione Jekyll di Emanuel, quello divertente, quello troppo spesso adombrato dal suo alter ego cupo e pessimista (purtroppo, ahimé, quello più noto al pubblico). Come ebbe a dire quel terrone disadattato in Baracchina:"Bella vita che fa 'sto RAVIOLI, si sbronza e scrive..."

Come spiazzare tutti, ripartendo da sé stessi e da quel che si sa fare meglio: tanto di cappello!
Gav sarebbe potuto uscire dalla porta e rientrare dalla finestra, voglio dire che avrebbe potuto leggere qualcosa più nelle sue vecchie corde, dando magari ragione alla cattiva critica di cui sopra, ma non lo ha fatto, e ha fatto bene, meglio di così non avrebbe potuto fare.

Di mio ho cercato di suonare qualcosa che potesse abbinarsi a quello che avrebbe letto, che stesse bene rispetto ai racconti, che non fosse invasivo ma che allo stesso tempo desse agli ascoltatori quel sovrappensiero mancante dalle mere parole, quella scia musicale lungo la quale farle correre senza tempi morti o intoppi vari. Un arpeggio in delay alla Mogwai e un bluesettino vecchia scuola. Perché alla fine, che a me risulti, i Mogwai e il Blues non deludono mai. Spero di aver fatto un bel vestito a questi racconti.

C'è chi mi ha detto:"Siete stati bravi, non credevo, sai?"
Si tratta di un commento onesto che dice tutto, tutto quello che poteva essere un pregiudizio scalzato senza troppe feste da un'esibizione scarna, sincera e intensa, di chi gioca facile sapendo che farlo non lo è.

Nicolò Gianelli.


Belli i testi, quella genialità pura di chi non si fa influenzare da nessuno, di chi pensa e scrive così non tanto perché sia bello, ma perché gli vien comodo far così, perché gli è naturale muoversi in questo modo. E oltre a questo gli vien molto più che bene, gli viene divinamente.
Rimane il fatto, non me voglia Jean, che i suoi racconti crescono le sue poesie di quel po', a mio avviso.
Una postilla per nulla artistica. Jean piace o non piace, non lascia indifferente nessuno. Delle due, l'una: è molto facile che si renda antipatico a molti. A me però piace, e in rassegne di questo tipo è indispensabile. Diverte e si diverte, fa gruppo, sente l'evento, sente l'amicizia. Se davvero qualcuno lo trova antipatico, vorrei che un sacco di gente mi stesse antipatica.


Matteo Penta e Giovanni Gigliano.


Padroni di casa ineccepibili. Mi hanno messo a mio agio come poche altre volte mi è successo. Tanto per non fare della polemica, son stato a Feste dell'Unità di Sozzigalli vari e son stato trattato molto peggio. A gente che ha la volontà e lo spirito di mettere a disposizione un locale per manifestazioni di questo genere andrebbe data una medaglia al valore artistico.
Io li avevo già sentiti parecchie volte ma, come ho fatto presente anche a loro, mi sono entrati in testa, e l'ultimo pezzo che hanno eseguito venerdì, credo si chiami "Il Parto", è fenomenale.

Polisco.
Non so perché ma ho il suo cd.

Degli altri, mi dispiace, ma non ho memoria, un po' per l'alcol, un po' perché ero emozionatissimo ed ero spesso fuori a fumare.
Grazie a tutti, mi sono divertito a bestia.
Un ringraziamento speciale al runner/roadie/photographer Fonzo.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...