Buon viaggio, Valeriano!

Da bambino ho sempre viaggiato pochissimo. 
Maranello-Riccione e Riccione-Maranello erano le uniche tratte percorse dalle macchine guidate da mio padre, e ciò mi forniva una percezione distorta dell'idea di viaggio, perché quando l'unica cosa che vedi sono pianure a perdita di occhio (e a deriva di cielo) finché non incontri quella merda che i romagnoli chiamano mare, non puoi dire che girare ti piaccia. 
Questo finché non sono iniziati i campeggi estivi con la Parrocchia, e allora i percorsi sono aumentati di chilometraggio: viaggi fino in Trentino, in Valle d'Aosta, nell'alta Lombardia; un altro mondo, un'altra idea. Rimanevo incantato dai paesaggi tutti intorno, anche al solo passaggio, dalla sola contemplazione dal finestrino. Mi ripromettevo sempre che, una volta patentato e con abbastanza soldi in bisaccia, benzina e salvacondotti vari, avrei viaggiato quanto più possibile.
Per anni poi ho girato per il Milan o per il lavoro, e questo sì, mi è piaciuto, ma mi ha altresì impedito di fermarmi e smarrirmi, e per il resto non ho mai avuto le occasioni e la possibilità di esplorare come solo ultimamente ho cominciato a fare.


Un mio amico recentemente mi ha chiesto:"Ma adesso ogni volta che c'è un ponte vai via?"
E cosa devo fare?
La spola tra la home e il profilo di Facebook?
Sbronzarmi al bar come faccio già con regolarità?
Scrivere?
Prendo e parto, dove si arriva, si arriva.
Non so se sia leggenda o verità, ma ho sempre sentito dire che Giulio Verne non si sia mosso dalla sua scrivania, eppure ha descritto in maniera meravigliosa e dettagliata ogni nazione, paese e vicolo di strada che compaiono nei suoi racconti di fantasia. Ho sempre pensato fosse stato un fenomeno nel riuscirci, poi mi son dovuto ricredere. 
Potremmo fare come lui anche oggi, basterebbe consultare un atlante, quattro o cinque voci di wikipedia, uno o due libri di geografia (meglio se vecchi e antiquati, perché molto più esaustivi e particolareggiati) e il gioco sarebbe fatto. Mancherebbe però quel quid che mi ha fatto ricredere del vecchio idolo di Emmett Brown, ossia il "visto e il vissuto" di ogni paese. 
Non c'è nulla di autentico e fedele nel raccontare o nel parlare di un paese senza averne toccato la terra, respirato l'aria, preso la pioggia, bevuto il vino, o parlato con la gente nella loro lingua, con il loro accento o nel loro dialetto. Sono queste cose che danno profondità, che ti permettono un raffronto (letterale) terra-terra, che ti consentono di dire con sicurezza di aver viaggiato e di sentirti stranamente più maturo, più esperto, come se non avessi messo dietro la schiena solamente dei chilometri, ma come se avessi messo degli anni in più senza aver mandato avanti il calendario.

Quando in quinta Liceo andammo a Vienna in gita, la cosa che mi colpì maggiormente fu parlare con alcuni clienti austriaci nella birreria sotto all'albergo; invece del Museo della Principessa Sissi non ricordo proprio un cazzo, e son contento che sia andata così. 
La prima volta che visitai il Chianti, rimasi incantato dal suo simbolo, "Il Gallo nero" e dalla sua storia. Un conto però è leggerla su wikipedia, un altro è trovarsi ad una dozzina di chilometri dalle mura di Siena proprio mentre la si sta leggendo per la prima volta.
Tutti sanno cos'è la Sindrome di Stendhal, ma in quanti l'hanno provata? Quando davanti ad immensa bellezza artistica i sentimenti ti sopraffanno? Ecco, a me è successo nell'affacciarmi su Piazza del Campo.
È mettere naso (come dicono dalle parti di Savona), nel bene o nel male, l'unico sistema per far esperienza della cultura di quella regione, di quella nazione o di quel popolo. Sì, perché basta varcare un confine, scollinare un passo, veder i colori attorno, che tutto -senza tanto né quanto- è improvvisamente cambiato.

Di ritorno dall'ultimo viaggio, sono rimasto colpito da un mucchio di cose.
A dire il vero è così tutte le volte, ma questo giro, complice il fatto di essere andati, per volontà o necessità, a casaccio, quello che mi è rimasto in testa è stato molto, molto più di tutti gli altri viaggi.
La disorganizzazione è la miglior organizzazione: nessuna promessa fatta, nessuna da mantenere. Aspettative alte, orari elastici ed elevati spazi di improvvisazione. Un successo sicuro.

Una coppia di amici ci ha raccontato che alla domanda di un parente dei due:"Dove andrete?", loro hanno risposto:"A casaccio". Il ragazzo, non proprio un premio Nobel, ha replicato loro:"Ne ho sentito parlare. Esattamente dov'è, però, questo Casaccio?"
Non è facile rispondere a questa domanda, ma di sicuro Casaccio è molto grande e molto interessante e il titolo di questo post deriva proprio da uno di questi giri a casaccio.
Nel perderci tra Langhe, Costa Azzurra, Riviera di Ponente e Cinque Terre ci ha fatto ridere scorgere sul navigatore satellitare il nome di due paesi vicino ai quali stavano transitando, che si chiamavano, appunto, BUONVIAGGIO e VALERIANO.


Langhe 


- L'intramontabile fascino degli Autogrill, l'ulteriore dimostrazione che il concetto di fast-food in Italia è del tutto relativo E per fortuna che è così. 
- L'irrefrenabile voglia di lanciare fuori dal finestrino l'ultimo album degli Afterhours, neanche utile da farci lo spessore per un tavolo che balla.  
- Il chiodo che ci ha attaccato l'edicolante di Alba, alla faccia di chi pensa che solo gli emiliani siano estroversi. Mezzora di parole quando noi volevamo solo una cartina delle Langhe. Così contento di averci incontrato, l'edicolante ce ne ha data una a grandezza naturale. Stefano, perché è così che si chiama, ci ha pure raccontato che viene spesso dalle parti di Modena, che non capisce la differenza tra Bassa e Alta, e che è stato "Su un Appennino". Dopo aver cercato di interpretare le sue parole gli abbiamo chiesto se fosse la Pietra di Bismantova; era quella. Se mai dovessi leggermi, tanti cari saluti!
- Il simbolo di una banca langarola: un grappolo d'uva. Di un istituto bancario così dovremmo fidarci tutti.


- Il meraviglioso Castello di Grinzane Cavour e il nome del Bar in front of: CONNUBIO. Come ricordarsi -quasi fosse un flashback- di averlo studiato al Liceo, di aver letto questa parola in un tempo lontano lontano, di non averla mai più letta o sentita da nessuna parte, per poi scoprire che dà il nome ad un caffè di paese. Questo è quel che ne rimane.
- La casa degli Aristogatti a Diano d'Alba.
- Ogni borgo delle Langhe è appiccicato all'altro.
- Gli aperitivi da trenta euro nella terra del Barolo, ma cazzo se ne è valsa la pena. Capisci quando Fenoglio scriveva:"Rincasare da In Festa con una sbronza fine".
- Le colline invase dai vigneti.
- La tranquillità, questa sconosciuta, per chi viene dall'Emilia Paranoica, una terra bella solo quando è Giovanni Lindo Ferretti a cantarne.


Traversata delle Alpi Marittime
Da La Morra, adorabile paesello delle Langhe dovevamo scendere in Liguria. Ci siam presi un giorno decidendo di arrivarci alla va là che va bene.

- Gli ecomostri appoggiati a fianco di strutture sabaude una volta bellissime e ora lasciate andare.
- I quattordicimila ponti sul fiume Tanaro.
- La funicolare di Mondovì che ti trasporta da un'altezza di 150 metri s.l.m. ad una di 151 metri s.l.m. al modico prezzo di € 1,10 cad viaggio. 


- Gli altissimi viadotti autostradali che dalle Langhe ti precipitano direttamente nella Riviera di Ponente e il conseguente imparare che proprio sulla Torino-Savona si suicidò uno dei rampolli Agnelli.
- La totale assenza di distributori di metano o l'arrivarci proprio quando l'unico trovato è chiuso. È stato in quel momento che ho ripensato alla volta in cui il metanista mi voleva vendere l'atlante del metano in Italia.

- Le focacce stracolme di stracchino e gorgonzola, qualcosa come settemila calorie ogni morso.       - Tutti i giardini chiamati "Belvedere" dai quali non si vede proprio niente di bello, nemmeno per sbaglio


- I cartelli con scritto: ATTENZIONE CADUTA NEVE. Sì, in Inverno può succedere.
- La visita ad Alassio senza averne visitato niente di particolare, né il muretto né il quartiere inglese. Non era facile, ma noi abbiam puntato su un bar del Budello e abbiam preso una birra. 
- Lo schifoso lungomare ligure.
- L'isola della tartaruga.


Costa Azzurra
Non sono mai stato così contento d'essere italiano e ho dato pienamente ragione a Tirzan. Se Fiorano è uno sbaglio tra Maranello e Sassuolo, la Francia è uno sbaglio tra l'Italia e il resto del mondo.
Unica cosa positiva: le ragazze in topless sulla spiaggia di Cannes. Una qualche mademoiselle aveva delle tette così rifatte che sfidavano apertamente la legge di gravità, dal basamento alla punta. 


- Le autostrade francesi: percorsi di velocità i cui cartelli di uscita sono disposti a circa un metro prima degli svincoli.
- I casellanti francesi o, per meglio dire, i cambiamonete umani. Sì, perché forse non tutti sanno che non esistono i biglietti in Francia, esistono dei caselli al cui interno ci sono dei cestelli dove buttare euro in moneta. Nel caso tu non abbia monete o le abbia finite, non c'è nessun cambiamonete automatico (come sarebbe presumibile ci fosse in un qualsiasi altro paese civile, civilizzato ed uscito indenne dalla Guerra Fredda), ma devi suonare un pulsante d'aiuto e confidare nell'intervento del casellante di turno, ossia un omino che gira con sacchi trasparenti di monete per poter cambiare le banconote. Nel frattempo hai dietro alla macchina una fila interminabile di francesi figli di puttana che suonano per farti dispetto, perché escludo il fatto che non sappiano cosa stia succedendo. Un popolo di selvaggi. Siamo nel 2012 e in Francia funziona così. Non capisco perché Hitler e Mussolini volessero invadere questa terra di scemidimerda e non la lasciassero nel suo brodo. Dei barbari.
- Il pranzo a Cannes a base di focaccia comprata in Liguria: andate a cagare voi, le vostre rane e le vostre lumache, selvaggi.Tra l'altro divorata a velocità luce causa il nervoso accumulato nelle strade di quella città del cazzo.
- I cartelli verdi che chiamano le strade statali e quelli blu che chiamano le autostrade: come fare le cose al contrario.
- I cartelli che indicano i paesi ma non dicono a quanti chilometri di distanza si trovano.
- I semafori. Ditemi voi a cosa serve quello piccolino se non a consumare elettricità.


- La benzina verde che costa € 1,60 al litro. Pochissimo, no? Ecco, peccato che abbia pochi ottani e ogni volta che metti la prima la macchina strappa fino a che non sgasi come un terrone in piazza. Oltretutto è geniale il sistema di rifornimento: da terzo mondo. Non è come in Italia che si seleziona l'importo e quindi si pompa benzina nel serbatoio. Lì prima ti rifornisci, quindi molli il grilletto e quel che è paghi: se sono € 20,03 vai dentro e gli dai anche i 3 eurocent. Io una cosa così penso che non esista nemmeno in Mozambico.
- Le Winston Blu a € 5,70.
- I semafori dentro le gallerie: complimenti vivissimi, uccideteci tutti.
- L'ascensore di Montecarlo.
- Il distributore di defibrillatori. 




















Riviera di Ponente 
Avevamo base in un B&B a Gorra, una frazioncina di Finale Ligure. Non si tratta di un borgo rinomato o chissà cosa, è un paesello sulla strada che va da Finale a Calizzano (la Svizzera della Liguria), non ha nulla di particolare se non che la mia famiglia conserva con gente del posto un'amicizia che dura da settant'anni, che va avanti dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, dal 8 Settembre del 1943, ma roba che solamente a trent'anni suonati mi sono accorto di cosa voglia dire "tramandare qualcosa di generazione in generazione".

- La sbronza a Finalborgo, veramente uno dei paesi più belli d'Italia.
- Sciao Finalborgo!


- Volevo venire a fare una mostra di cani a Pavullo, ma me lo hanno sconsigliato. Mi hanno detto:"Non andare a Pavullo, quelli ubriacano anche i cani!" Detto da un allevatore di cani. È bello quando in giro per l'Italia sanno di uno dei paesi a te cari perché è terra di sbronzoni.
- Fare aperitivo con una coppia di anziani i quali mi hanno costretto a prendere l'impegno di imparare a ballare e di fare una Crociera Costa, dicendo che ogni giorno c'è un foglio con sopra il programma. Hanno detto che questo opuscolo si chiama "TODAI". Ci ho messo un po' a capire che era "TODAY".
- Marcelo Bielsa, allenatore dell'Athletic di Bilbao, ha detto che non ci si può mai rallegrare quando la fortuna è dalla propria parte, perché, prima o poi, di sicuro Dio ti manda la fattura. Vero, in tutto questo tripudio di bellezza e di divertimento mi sono rotto un dente e ho scheggiato l'obiettivo della macchina fotografica. 
- Rendersi conto che i luoghi comuni sono odiosi. La Costa Azzurra è stupenda e i liguri sono schivi. È il contrario o, per lo meno per me è stato così.


- Due Spritz a € 6,00 a Borgio Verezzi, uno dei più bei balconi della Liguria. Sticazzi. E questo mentre nel tavolo a fianco alcuni pseudointelletuali stranieri parlano un po' in inglese, un po' in italiano e un po' in francese dell'industria militare tedesco e del tasso di fertilità dell'Irlanda, insomma, i classici argomenti leggeri da aperitivo in Liguria.

  
Portofino, Portovenere e ritorno dalla Cisa
Ritorno a casa e sosta in queste due perle.

- L'uomo che parlava con i piccioni spiegando che in quel momento erano poco socievoli perché la mattina stessa avevano sentito scoppiare dei mortaretti. E come dargli torto?
- Quattro focacce: € 12,00.
- Trovare il poster del Milan Campione d'Europa nel 2007 in un bar di Portovenere. 
- Portovenere è bella anche se piove, non è come Sassuolo.


- Virgin Radio è una delle stazioni radiofoniche più sopravvalutate della storia, specie quando c'è il momento "translation". Unico pezzo bello trasmesso: ANARCHY IN THE UK, che però è cominciato quando sono entrato in galleria ed è finito quando ne sono uscito. Punk se non è dead poco ci manca.
- Dimenticarsi della forza di inerzia provocata dalle rotonde di casa nostra, tornare nel proprio paese e vedere scivolare giù dal seggiolino tutto: occhiali, sigarette, cd, telefono. Ma vaffanculo.
- Essere così rincoglioniti da pensare di aver telefonato ad un amico e accorgersi che si ha telefonato al cellulare del papà. L'Hangover del ritorno.

Bello rivedere la pedemontana, Sassuolo-Fiorano-Maranello-Pavullo.
Bello tornare a lavorare.
Lacio drom a tutti e buon viaggio, caro Valeriano.


Paesi e città visti e visitati.
Day one: Alba, La Morra, Barolo, Diano d'Alba, Grinzane Cavour, Sinio.
Day two: Mondovì, Vicoforte, Alassio, Gorra, Finalborgo.
Day three: Cannes, Nizza, Eze, Montecarlo, Finalborgo.
Day four: Castel San Giovanni, Chiesa dei Cinque Campanili, Castel Gavone, Finalborgo, Gorra.
Day five: Portofino, Portovenere, casa.


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