Ciccioli frolli - Grassòl

Certe cose bisogna essere emliani, per capirle.


Ultimo giorno di lavoro. Come da tradizione è previsto il buffet. Attenzione però, perché questo piccolo simposio è un avvenimento di grande importanza all'interno della ceramica cui presto le mie competenze. Si deve infatti pensare ad un enorme formicaio, in cui c'è davvero poco di interessante di cui parlare, in cui si presta attenzione a come si veste quello, a cosa ha detto quella, con chi si frequenta quell'altro, eccetera. Un gran sballo, no? Beh, transeat.
Il buffet diventa quindi il "luogo di incontro" di perpetue e "a vòi savér" di turno, dove questi individui di cui il genere umano non avrebbe affatto bisogno possono sbabbellare senza alcuna interruzione circa i cazzi di tutti meno che i loro.

Sviluppo quindi la mia strategia. 
Che, tra l'altro, aperta parentesi, a me fanno schifo i buffet. 
  • i panini dolci-salati non li ho mai capiti;
  • i "p'coun" di parmigiano, sì ok, sono buoni ma vuoi mettere il gusto di poter sfetlare direttamente dalla formina comprata dal casaro di paese? tot eter quel!
  • le pizzettine sono fredde, ma che cazzo le prendono a fare? Se voglio una pizza fredda la vado a comprare dalle schifose all'una di notte: l'unica pizza che appena esce dal forno è già fredda.
  • il lambrusco è quello di Castelvetro, e proprio per questo è una merda.
  • i tocchetti di mortadella vanno bene, ma non ci si può nutrire solamente di quelli.
  • ubriacarmi di prosecco è spesso un'idea di merda. Provoca un'acidità pazzesca.
Dicevo, penso ad una strategia per affrontare al meglio questa rottura di coglioni.
Faccio il giro delle cose che mi piacciono, abbiamo quindi detto: panini dolci-salati, "p'coun" di parmigiano, pizzettine fredde, tocchetti di mortadella e prosecco. Sì, prendo proprio quelli.
Oggi Nostro Signore si è svegliato bene e mi fa trovare anche un piatto di ciccioli frolli, che, non so per quale ragione sono dislocati malissimo. O meglio, malissimo perché tutti li possano apprezzare degnamente, benissimo per me che sembro essere l'unico ad averli avvistati. Ne prendo una manciata e il mio piatto è bell'e che servito.

Mi siedo da solo e comincio a rifocillarmi, Non passa troppo tempo che si fanno vicini gli "a vòi savér" della situazione, che mi fanno domande banali, che attaccano discorsi di circostanza e se ne escono con battute che non mi avrebbero fatto ridere nemmeno nel 1994. Purtroppo non riesco a smarrirli perché fondamentalmente sono un animale sociale e (sono anche molto selfconfident) anche quando dà una risposta che a me appare "un po' più che di merda", per la gente comune è tanta roba. Never mind, che si fottano, questi ciccioli frolli sono eccezionali. Salati al punto giusto, proporzionati come solo le tette migliori potrebbero essere, nemmeno troppo unti. Di tutto il resto m'importa 'na sega.

Mangio, bevo, faccio dono di qualche parola nuova (di quelle tanto belle e divertenti, quanto di uso difficile nel linguaggio di tutti i giorni, tipo "sculaccianguille") ai colleghi così che a casa possano avere qualcosa di divertente da raccontare, metto in giro qualche falsa voce o qualche maldicenza creata ad arte affinché le perpetue possano farsi dei film tutti loro, accuso qualcuno d'essere frocio o faccio illazioni circa il fatto che l'unico sesso che possa avere sia quello degli angeli, e con una classe innata, finisco il mio buffet fianco a fianco dei Direttori, chiacchierando con loro di corsa, economia e figa.

Come idea siamo ai livelli di quando Ashton Cutcher diventa il preferito dei capi di sua moglie, pur non facendo nulla in quel senso, ma essendo semplicemente sé stesso, ovvero un cazzone totale/incredibile figlio di puttana.

 

Per chi non fosse pratico, la ceramica del distretto è un mondo a parte dove le gerarchie nobiliari hanno ancora un valore. Lo so, sembra impossibile ma è così. Il Patròn è quasi un Re, per cui inavvicinabile e quasi innominabile, se non con il suo titolo e proprio per occasioni rituali quali "Buongiorno, Cavaliere" e "Buonasera, Cavaliere". Il figlio del Patròn è il Principe, colui cui son destinate tutte le fortune, i loro procuratori sono i colonnelli, cui ci si rivolge mantenendo le distanze dettate dall'ordine e dal grado: "Cavaliere", "Dottore", "Ragionere", "Signore". Quest'ultimo, "Signore", è il titolo nobiliare di più basso lignaggio, ci si riferisce così a chi è a direzione di qualcosa senza aver mai avuto riconoscimenti scolastici, universitari o di merito pubblico.

Arriviamo al dunque. Il buffet prevede che al termine dello stesso il grande capo tenga il discorso di fine anno, di auguri, di buon natale e di castamaz vari ed eventuali. Solitamente è un discorso accorato senza né capo né coda, lucido come lo schema mentale dei pensieri di Silvio Berlusconi, ma molto interessante. Immaginate Sandrone e la Pulonia: something like this. In ogni caso è il main event della giornata. Il Re ha un suo palco da dove arringare commerciali e amministrativi tutti ed è proprio vicino al tavolo dove hanno confinato i ciccioli frolli.

Tutti distratti dall'arrivo dei dolci e dello spumante, ne approfitto per convertite i ciccioli frolli nel mio personale dessert. Inizio a prenderne uno, poi due, poi alcuni, poi passo direttamente alle manate. Mi allontano un secondo, non resisto, torno, ricomincio, fanculo qualsiasi dieta, viva il grasso! viva i ciccioli frolli. Poi dentro di me penso a chi in quel momento mi sta guardando, ma chissenefrega, ho anche bevuto quel tanto che basta per scacciare via questa malizia.

Faccio per andarmene, accompagnando la sortita con l'ultima scorpacciata, quasi fosse l'ultimo pasto prima di attraversare il deserto o il primo dopo averlo fatto, e in quel preciso momento ecco davanti a me il Re, il grande capo della Ceramica, l'uomo inavvicinabile, con cui è quasi proibito parlare, che si rivolge solo al suo principe e ai suoi colonnelli, cagando pari tutto il resto della marmaglia.

"Vedo che le piacciono!"
Ed io, in forte imbarazzo:"Mi deve scusare, Cavaliere, sono stato un maleducato..."
"Come mai dice questo, Dottor Ferrari?" E giù la matta: parlerà con chi vuole, ma i nomi delle persone che lavorano nella ceramica che LUI ha fondato li conosce.
"Ma sa, sono qui che li prendo a manate, che mi abbuffo, mi vergogno anche un po'..."
"No, vede, quelli che si devono vergognare sono quelli che li hanno lasciato qua!"
"Eh, dico bene, sono eccezionali, salati al punto giusto, davvero buoni. Ma ora, mi scusi, me ne vado altrimenti li finisco da solo, non riesco a trattenermi!"
"Le credo, ma mi permetta di aiutarla a finirli. Posso?"
Ed io, incredulo:"Prego, si figuri!"

Ne prende una manata enorme, e se li infila tutti in bocca, li mangia con quel nobile grezzume tipico dei contadi di una volta, si volta verso di me e commenta:"Cum'a i-ein boun i grassòl, l'è véra'?"

A volte i capi sono persone che si sono trovate al posto giusto al momento giusto e nulla più, altre, come in questo caso, sono persone che meritano d'essere dove sono, lucidi, intelligenti ed ironici, e, soprattutto, figli di questa terra proprio come me.

Ovviamente le perpetue e gli "a vòi savér" mi tartassano ora di domande e interrogativi curiosi.
Cosa ti ha detto il Cavaliere? 
Ti ha rimproverato? 
Ti ha parlato di qualcosa in generale? 
Com'è? Come non è? 
Che effetto fa? 
Beh, insomma cosa vi siete detti?

Abbiamo parlato di ciccioli, di grassòl, per la precisione.


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