Nessuna garanzia per nessuno - EX C.S.I. live

Che alla fine in Toscana è sempre bello andarci. 


Si prende base a Marina di Massa, si pranza dalla Luisa -rigorosamente pesce in quantità industriale e vino bianco come se dovessimo innaffiare tutta Partaccia-, si va a salutare la Natalina e Beppe (che non è mai così contento di vederci  perché può finire la grappa, che tanto la colpa ricadrà su di me senza che sua moglie gli dica niente), si fa tappa a Lucca dove si pasteggia a vino rosso e bruschette (al bar di "Jessega, sei fantastega, il bicchiere mi riempi di vino, chissà come faresti un pompino"), e poi si finisce a Livorno, in un posto a cà dal dievel off the beaten tracks, un freddo becco, un vento forza Milan che, toh, suonano i C.S.I, o meglio, gli EX C.S.I.

"Aba... come lava!"
Eccolo qui, il sodale Berta travestito da Federico Dragogna ed esposto alla furia degli elementi.

Il video che posto di seguito non si riferisce al concerto al The Cage di Livorno, quello cui, per intenderci, siamo stati noi. Non possiedo alcuna reliquia fotografica né nessun filmato perché il mio Samsung ha voltato i piedi all'uscio poco prima che iniziassero a suonare, con tanti saluti ad un'altra occasione che non so se mai ricapiterà, per cui tutto quello che posso raccontare si basa sui miei ricordi e le mie impressioni a caldo, che di seguito proverò ad elencare secondo un preciso ordine logico, ossia alla cazzo di cane.


Lunga attesa. Ma ci sta. D'altronde li aspetto dal 1997 per cui un'ora in più rispetto a quanto scritto sul biglietto non fa difetto, che magari tra un po' muoio e mi piacerebbe dire d'averli visti. Poi sì, è vero, nel 2006 alla Pietra di Bismantova avevo già assististo ad una sorta di reunion ma quella volta c'erano Ferretti, Canali e Maroccolo, mentre questa volta l'unico "assente giustificato", come dice Zamboni, è Giovanni Lindo. Ma va bene uguale, m'accontento anche degli Spin-off dei C.S.I..


Sindrome dei 32 anni. Sintomi: avvistare un divanetto, occuparlo bellamente come fossimo squatters e non schiodarci più di lì, difendendolo come fosse l'avamposto del Siam a Risiko. Poi il giorno dopo descrivere il tutto accompagnando la scrittura con un buon caffè al ginseng in tazza grande, alternato a Oettinger dell'Eurospin, per liberare quell'alacrità mentale che doni al racconto una maggiore vivacità.

Durante In viaggio, mi son tolto gli occhiali e mi sono asciugato le lacrime. Un altro tipo di sindrome rispetto a quella descritta poc'anzi, quella di Stendhal ma declinata in chiave musicale. "Consumano la terra in percorsi obbligati i cani alla catena, disposti a decollarsi per un passo inerte, più in là". Quel "più in là" mi ha sempre spaccato la testa. Un silenzio, una virgola, un poetico a capo:"più in là".

Forma e Sostanza, ovvero ricordare con precisione e dovizia di dettagli il vj Enrico Silvestrin che nel 1997 su Hitlist Italia spiega a tutti che:"Questo è un giorno da segnare sul calendario: al primo posto dei dischi più venduti in Italia ci sono i C.S.I. con Tabula Rasa Elettrificata". Ed io che fermai il cucchiaio della mia minestra a mezz'aria, guardando con stupore e compassione quello scappato di casa prestato alla vita di Giovanni Lindo Ferretti, chiedendo tra me e me:"Ma da dove arrivano questi? E come mai son primi in classifica?" Per la cronaca, la pasta si freddò, divenne tutto immangiabile ma la mia vità prese un altra direzione.

Come ha fatto notare Berta, i più giovani eravamo noi. 
Il concerto era ad elevato tasso nostalgico ed era pieno zeppo di rimastoni che filmavano il live con quelle piccole fotocamere digitali di una volta, i-phone o samsung erano off limits.

Cupe Vampe non è mai stata la mia canzone preferita dei C.S.I. ma dopo aver ascoltato la versione che hanno eseguito ieri sera, ho capito che forse è bene rimescolare il mazzo.

Ok che Canali sta simpatico a tutti, ha la faccia da vecchio bucaniere, fuma sul palco, bestemmia a uso ridere del pubblico, ma circa il perché si ostini a cantare, per me, francamente, rimane un mistero della fede. Irata, che è una delle mie favorite è stata vivisezionata e distrutta, porco diaz!  L'unica cosa buona che ha fatto è stato presentare la band:"Quattro vecchi di merda, una signora e uno sbarbo".

Superfluo dirlo, ma Ferretti è insostituibile. Zamboni non ha cantato Del mondo o Annarella, ha cantato l'assenza di Giovanni. Poi d'accordo Angelita Baraldi, frontman in pectore ha fatto l'unica cosa che potesse fare, ovvero il suo. Vestita come uno della Banda Bassotti e con capelli elettrici che implorano la vendetta di tutti i parrucchieri d'Italia, ha interpretato con rispetto ma a suo modo canzoni che sue non sono, che sentite cantare da una voce che non sia quella di Ferretti hanno tutto un altro sapore, ma del resto va benissimo così. È stato come vedere il Real Madrid senza CR7 o l'Atalanta senza CR77, ma è stato comunque un bel veder e un bel sentire.

Due note di estremo merito vanno assegnate alla Baraldi per come ha interpretato, cantato e urlato Emilia Paranoica e M'importa 'na sega, che non si sa mai. E ad essere emiliani c'è più gusto quando la si sente cantare da un intero pubblico di forestieri. Fa piacere che alziate le mani, che la sentiate vostre, ma non potete mai gridarla con la mia stessa voce, quella canzone descrive noi, non voi. Ve la prestiamo volentieri, ma rimane un nostro patrimonio.

Zamboni chiude con Buon anno, ragazzi, un'illustre sconosciuta che a me è sempre piaciuta molto. Sottolinea che non c'è più nessuna garanzia per nessuno. Può darsi ma mi accontento di ieri sera.

Nota di colore. Avete presente quel quadro appeso in tutte le case emiliane?
Non so se sia così, ma in base a ricerche condotte da Buso e Fonzo, credo si chiami "L'accanito sbevazzone" del maestro ultimo sommo impressionista Teomondo Scrofalo. È ovviamente un capolavoro che vorrei facesse capolino nella mia casa insieme a qualche quadro di Remo Resca. E che cazzo, non si può abitare a S.Antonio senza avere un quadro di Remo Resca. Comunque sia, tornando a noi e all'accanito sbevazzone: sono riuscito nell'impresa di realizzarne la versione 2.0.



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