Irlanda, appunti di viaggio - Vol.4


MOMENTI CHE TOLGONO IL RESPIRO 

Scesi dal battello riprendiamo la macchina e imbocchiamo la strada in direzione di Galway. 
Il viaggio, breve come avrebbe dovuto essere anche all'andata se Panzer non avesse improvvisato lo spartito, è piacevole, non fosse per due rilevanti dettagli. 

1) Bubu è nevrastenico, a tratti bipolare, la sua weltanschauung è quantomeno discutibile e si prodiga nell'elargire consigli di vita non richiesti sia a me che a Bonetti. Questo per tutta la durata del percorso e qualche volta buttandoci dentro latinismi a cazzo. Molto apprezzato quello delle 19.15: non ho mai sentito usare così bene il motto "cum grano salis" in un contesto in cui non c'entrava una mazza e del quale, ahimè, non ricordo la genealogia (e comunque sia, era dal 1998 che qualcuno non me lo citava ed era stata la mia Professoressa di Latino ad averlo usato). 

2) I suoi silenzi (pochi) e la sua favella (abbondante) sono intervallati da scoregge brevettabili come strumento di tortura dai tagliatori di gole dell'Isis.
Da qualche parte ho letto che la vita non è fatta di respiri ma di momenti che tolgono il respiro. 
Vero. 
Prima di partire per l'Irlanda pensavo che qui avrei appurato questo concetto, il senso di otherworldliness percepito sulle isole Aran lo aveva avvalorato ulteriormente, ma solamente con le extreme farts di Bomber sto cogliendo appieno il significato più nascosto di questo aforisma. 

Giunti nella capitale gaelica ci dirigiamo verso il nostro ostello, sapientemente scelto da Bumbu-Bombolone: una mezza comune di ragazzi infoiati. 

Galway

Se questo fosse stato il nostro primo giorno di vacanza, avremmo cavalcato l'onda ma, dopo aver spinto a full gas per tre giorni, il tempo delle zingarate è enough, siamo sulle gambe e ci rendiamo conto di non avere vite infinite come nei videogiochi. 
Ciò nonostante salimos per passare la serata in città lungo i cui viali si sta svolgendo una grande festa, motivo per cui il Bombardiere dice di aver scelto Galway come ultima tappa della scampagnata irlandese. "Certo che sapevo che questa domenica qui ci sarebbe stato un party!" 
Verità? Fantasia? 
Mi piace credere che sia un'innocua bugia con cui il Fabione internazionale cerca di alimentare il proprio slogan del:"Io non vi organizzo un viaggio, vi regalo un'esperienza"

Transeat. Siamo davvero cotti come baccalà e, a parte assistere a Bomber che apre le porte di un pub urlando:"Open the doors for the King in the North", a parte cenare -finalmente- con fish & chips (male male) e a parte degustare la specialità irlandese del Mars fritto, la serata è polleg e senza numeri da funamboli. Per cui, nonostante la festa cittadina sia in corso e la temperatura mite inviti ad approfittare della notte, raggiungiamo presto la branda, ammiriamo per l'ennesima (e speriamo ultima) volta Bubu che pratica la nobile arte del FKK (non fosse che il suo culo sembra una rastrelliera per biciclette, vive in grande sintonia con il proprio fisico) e spingiamo i nostri corpi verso l'unica sagra per cui ci sentiamo adatti stanotte: la sagra del dormire. 


DALKEY


Welcome in, welcome in... shame about the weather

Colazione allo Spar tra gabbiani che planano ripetutamente senza mai atterrare (una premonizione che, ahimè, non colgo) e pioggerellina fitta (da queste parti una giornata così non viene classificata come "Shame about the weather" ma come "Lovely Day"), spese varie di paccottiglia da portare ad amici e parenti, consigli per gli acquisti ad altri clienti, e partiamo alla volta di Dublino, pronti a far rientro in Italia. 
In anticipo sui tempi, sostiamo a Dalkey, paese alle porte di Dublino in cui il Bombardiere ha vissuto e lavorato qualche anno fa. Dal molo -colpo di buona sorte- avvistiamo una foca, dalla strada osserviamo casa di Bono, Enya e qualcun altro di cui non ricordo il nome, e visitiamo esternamente l'hotel in cui aveva lavorato il nostro Fabio Grosso.
Per tutta la durata della vacanza mi sono chiesto come un elemento di tale posta (che non mi stancherò mai di dirlo, è di un'ignoranza sensazionale) sia riuscito ad imparare così bene anche solo la lingua. Mentre ci racconta della sua esperienza lavorativa di albergatore riconosco che sì, sarà un ciccione pesante e meravigliosamente insopportabile, ma che, se ci si mette, è un gran lavoratore e un uomo che sa il fatto suo.
Per il resti, di Dalkey va a referto il Witch Hat, curiosa costruzione che svetta da una collina sopra il paese.

L'Irlanda non finisce mai di stupire

Facciamo rotta verso il rent-a-car dove restituiamo la macchina che mai come con noi ha vissuto emozioni così forti, e da lì raggiungiamo l'aeroporto, facendo, da bravi bamboz, le smorfie ai compagni di semaforo. 
Entrati nel terminal, notiamo subito che qualcosa non va: per esempio il nostro aereo è in ritardo di quattro ore. Sappiamo che l'Italia è stata colpita da una fortissima perturbazione e scopriamo che alcune compagnie han preferitonon far alzare i propri aerei dagli scali italiani. 

L'unico spazio su cui volava era il tappeto verde di Highbury

Ora, per chi non lo sapesse.io sono come Dennis Bergkamp, "The non-flying dutchman", ossia ho una fottuta paura di volare. Non bastasse, in questa settimana sui cieli dell'Ucraina è stato abbattuto un aereo di linea, un altro è scomparso in Africa qualche giorno fa e un'altro sarebbe caduto di lì a poco. 
Insomma, va bene sfidare la legge dei grandi numeri ma non sembra che questo sia il momento migliore per giocare a dadi con la sorte. Temo di avere un grande avvenire alle spalle e che il peggio debba ancora arrivare. 

Gli aeroporti possono essere insidiosi, Signor Navorski.

Approfittiamo del tempo che di certo non ci manca per sfamarci, leggere le news su internet e chiacchierare. Alla seconda ora capisco i sentimenti di Tom Hanks in The Terminal e riesco anche ad immaginare come si fosse sentito Berbatov quando si smarrì misteriosamente nell'aeroporto di Francoforte. 

Facciamo i conti e diamo a Bubu, massimo azionista della vacanza, il proprio credito. Rispetto a quanto avevo prima di aprire il portafoglio, rimango con il becco di un quattrino. Paradossalmente non mi son mai sentito, finanziariamente parlando, così bene. Senza più soldi in tasca non ne posso più né perdere né sperperare e, considerando che la vacanza non è stata esattamente da cheapermen, è veramente una grande notizia. 
Bello lo sketch con Bonetti cui confido:"Se non avessi smarrito gli 80 € del Black Friday a Dublino, avrei speso come voi" e lui:"Non so se hai fatto peggio tu a perderli o io a comprarci questo orologio. Direi che siam pari.".

Bello... ma non bellissimo



ROCK YOUR BABY (OVVERO DELLO SPIN-OFF DELL'AVVOCATO BALLERINO) 

Dopo aver assistito a Bomber che scagareggia nel bagno dell'aeroporto, invocando un paio di mutande pulite, ci appoggiamo in uno dei pochi bar ancora aperti. 
Perdo lo sguardo verso l'immenso corridoio e proprio in quel momento si avvicina un uomo mulatto, sulla cinquantina, non molto alto, leggermente corpulento ma non grasso. Indossa una polo comoda, abbondante e lenta, un paio di jeans anonimi probabilmente acquistati da Penney's e porta un'occhiale fine, da intellettuale. Pare un personaggio in cerca d'autore ed è sicuramente un professionista, potrebbe essere un medico o un avvocato, che so. Non si siede ma appoggia il gomito al parapetto che separa il corridoio del terminal dalla sala del bar. Dall'altra parte, di fronte a lui, siede una nutrita ghenga di ragazzotti irlandesi che sta ingannando l'attesa tracannando tutte le birre che riescono ancora ad ordinare. Un contrasto molto buffo che mi colpisce tantissimo e che fa sì che il mio sguardo vi rimanga incollato. 

La colonna sonora all'interno del locale è gradevolissima, passano classici d'annata senza interruzioni radiofoniche di sorta. Attacca Rock Your Baby, canzone mai sentita prima in vita mia ma che trovo subito piacevole, per cui chiedo a Bonetti se ne conosca il titolo e lui, con spirito pratico e un buon senso musicale che neanche l'Uomo Gatto:"Non la conosco ma ripete sempre Rock Your Baby, si chiamerà Rock Your Baby..."

Uno può anche non crederci ma il professionista era uguale a George McCae: forse era lui ma senza baffi

C'era sempre stato uno schema a monte di questa scena, un masterplan... insomma, era scritto che i miei occhi dovessero inchiodarsi sul professionista mulatto perché, tutto d'un tratto, comincia a muoversi al ritmo del brano suindicato, rapito dalle vibrazioni, come se fosse da solo e come se fosse in una dimensione tutta sua. 
Ora, considerando che io ballo solamente da sbronzo e per lo più in presenza di persone che possano difendermi nelle sedi legali più appropriate, vedere questo avvocato/medico ballare al ritmo di Rock Your Baby è una scena formidabile, specie perché i ragazzotti bariaghi davanti a lui sono rimasti incantati proprio come me, col bicchiere a mezz'aria e lo sguardo fisso sul suo balletto. Come idea mi viene in mente Praise You ma l'eroe che ho davanti in questo momento è molto più composto, la sua danza molto più discreta e, soprattutto, differentemente dal ballerino del video di Fat Boy Slim, non assomiglia al mio dentista. 

L'unico motivo per cui non piango/urlo quando mi siringa per l'anestesia

Allo stesso tempo però è davvero magnetico, è come quel liquore che al primo sorso affascina e al secondo strega. 

C'è stata una volta in cui il papà di Berta mi offrì o un Liquore Strega o un Amaro Zucca. Momenti bellissimi ma anche no.

Il mulatto balla sulle punte, gesticola, ruota la testa a destra e a sinistra, e tiene gli occhi rigorosamente chiusi, forse per immaginare la sala da ballo ideale o ricordare i bei tempi andati di quando ascoltava gli Abba e compagnia danzante. Non fosse per quest'ultimo dettaglio -intendo gli occhi serrati- mi ricorderebbe Checco ai tempi dell'Oasis quando, individuata la propria mattonella, ballava tutta sera ed ogni canzone allo stesso modo, e senza muoversi un metro più in là rispetto alla sua zolla. 
Poi un istante, più che sufficiente, in cui il professionista apre gli occhi, torna sul nostro pianeta e s'accorge che il tavolo degli sbronzoni è divenuta sua platea e sua giuria. Lui, vedendoli distrattamente, realizza l'immensa figura di merda che, preso dai suoi istinti ritmici, ha appena confezionato lì, bell'e che impacchettata per un pubblico che si presenta tutt'altro che ben educato e competente. 
E invece... invece gli irlandesi indovinano il timore che sta frullando nella testa del mulatto, calano i bicchieri, si levano in piedi e si lasciano andare in applausi scroscianti a scena aperta, accompagnando il battimani con urla e congratulazioni, finanche a chiedergli il bis. Il professionista ride, china il capo, quasi si vergogni del sincero omaggio riservatogli da questi insoliti spettatori ma accenna altri due passi, così, giusto per ricambiare il loro apprezzamento.
Alla fine si stringono le mani a vicenda, brindano alla sua salute e inneggano cheers con una sonora e genuina risata.
Come direbbe una mia amica: ogni tanto viva la gente! 


SO LONG, IRELAND 

Passate le quattro ore d'attesa, giunge, se Dio vuole, il momento tanto agognato dell'imbarco. 
Guardo i miei compagni, stanchi, un po' pensierosi ma felici.
Bomber è emozionato, la sua rovente storia d'amore con l'Irlanda si è arricchita di un nuovo capitolo, forse non quello che ricorderà con più trasporto affettivo, ma, mi piace pensare, uno dei più divertenti. 
Bonetti non solo ha giocato un personalissimo rematch col proprio passato, saldando un vecchio debito pendente, ma ha tolto dal cassetto uno dei sogni che aveva fin da bambino. 

Sandro Piccinini direbbe:"Decolliamo!" e, come anticipato nel primo capitolo della saga, i miei due soci s'addormentano di botto ed io ne approfitto per scrivere. Il viaggio scorre tranquillamente, eccezion fatta per qualche turbolenza e per il senso di incredulità che il mestiere di hostess suscita in me.
Ma cosa vi dice il cervello, signore mie? 
Verso le due di notte arriviamo sui cieli di Pisa e ci informano che fuori piove a dirotto e non si vede un cazzo. Quella specie di uragano che qualche ora fa ha colpito l'Emilia dev'essersi trasferito right here, right now. 
In casi come questi, quando il futuro prossimo non mi sembra benaugurante, guardo nella mia coscienza e valuto se ho sospesi con gli Dei. Direi d'essere a posto e direi lo stesso anche per Bonetti, uomo di Dio. Riguardo Bubu non mi sento di garantire, dato che in Irlanda, di qualsiasi inezia si trattasse, ha scomodato i Santi di almeno undici mesi. 

Vaffanculooooooooo!!!

What happens next? Vado tosto a raccontarvelo, colpo su colpo, infarto mancato per infarto mancato.

Fase 1
 Il pilota inclina l'aereo e si appresta all'atterraggio. 
 Gna fa. 
 Torna all'altezza precedente e si prepara per il secondo tentativo. 

Fase 2. 
Guardiamo fuori dal finestrino e sono lampi, tuoni, saette, fragori, albori di guerra universali, scontri letali... un po' Sonica e un po' Una musica può fare. 


La... Maggiore!

Secondo tentativo: non va. 
L'aereo riprende quota e a me pare d'essere l'aquila che studia la preda, ma non sembra che l'aquila, in questo caso, abbia le idee così chiare, né che sia così lampante la preda. 

Fase 3. 
Bonetti, sedicente "astrologo" (nemmeno ASTRONOMO, ma ASTROLOGO), dice che il maltempo è passato, che dal finestrino il cielo è sereno e riesce perfino a vedere l'Orsa Maggiore; la sua disamina indica quindi che siam pronti all'atterraggio. Per tranquillizzarmi guardo fuori anche io ma l'uniche luci che brillano, che per altro non sono nemmeno chiare, sono quelle dell'ala dell'aereo. 

Cercare di capire come Bonetti abbia potuto individuare sette stelle in sequenza è un mistero pari a quelli di Fatima

Il pilota ancora una volta cerca di scendere a terra: niente da fare.
Avete visto il film "Gravity"? Ebbene, la situazione è molto simile a quella di:"Houston: in the blind".


Forse averlo vista prima di partire non è stata una buona idea


Fase 4.
Vado fuori di testa e, dopo aver stretto il braccio di Bomber per tutti e tre i tentativi sperimentati, entro nel mio momento Lana Del Rey. Sono pronto a guardare in faccia i miei compagni e dir loro:"Kiss me hard before you go" e prepararmi al peggio. 

S-s-s-sumertime sadness...

L'aereo abbattuto in Ucraina, i gabbiani di Galway reticenti ad atterrare, la mia paura di volare che mai come questa volta s'è fatta sentire fin dal momento, tre settimane fa, in cui abbiam prenotato, erano stati tutti segnali che capisco di aver sottovalutato ma che battevano tutti sullo stesso tasto: sciagura a me.
Gli altri passeggeri cominciano ad agitarsi, vorrebbero che il pilota cambiasse scalo e ne scegliesse uno con migliori condizioni di visibilità ma, fedele al motto di Winston Churchill:"If you're going through hell, keep going", lo scellerato comandante sembra deciso a provare un'altra volta, la quarta. 

Poi il vuoto.
Un momento che dura fino a quando salgo sulla navetta che ci traduce dall'aereo al terminal in cui non ho memoria di niente se non che mobilito metà dei passeggeri perché trovino la mia valigia, che Bonetti ha egregiamente infilato in uno scomparto in culo alla miseria.
Siamo a terra, siamo sulla navetta, siamo nel corridoio dell'aeroporto di Pisa, siamo in autostrada, sono ormai le quattro del mattino ma chissenefrega, siamo sani e salvi.
Distrattamente ascolto Bomber che riferisce le parole del pilota:"Ha detto qualcosa tipo 'Storm on ground' e che se non fosse riuscito ad atterrare al quarto tentativo, avrebbe cambiato scalo, anche perché il carburante stava cominciando a scarseggiare,", Mi chiedo cosa stiamo aspettando a trasportare Top Gun davanti a un commissariato di Polizia ma forse era giusto che una vacanza così entusiasmante culminasse con un'ultima, intensa, scarica di adrenalina.

Prendiamo la strada di casa, diluvia e sembra che si siano aperte le cateratte del cielo. Bonetti, come se non bastasse, ha un problema alla macchina e si ferma al primo autogrill. Non riuscendo a risolverlo da solo, chiede il mio aiuto ma, ricordandosi che non sono Adrian Newey, chiosa con un:"No, Zeman, te no. Sveglia Bomber!" il quale però ci manda nemmeno troppo cordialmente affanculo e continua a ronfarsela.

Once red you can go back

La Florence canta:"It's always darkest before the dawn" e così è anche sull'A1, quando all'improvviso svalichiamo il passo, scendiamo i colli bolognesi e, in un amen, raggiungiamo l'uscita di Modena Sud.
Siamo a casa.
Albeggia e, pensandoci bene, è tanto che non arrivo a casa così presto/tardi. 



Come credo di aver dimostrato con questa saga divisa in capitoli, ho avuto un bel po' di roba da scrivere. Non credo diventerò il classico nostalgico dell'Irlanda, sedotto e abbandonato dai suoi cieli, né mi brilleranno gli occhi quando li ricorderò, ma son convinto che questo viaggio abbia per me valori che tra qualche anno assumeranno un peso specifico incalcolabile nella galleria dei miei ricordi più belli. Al netto, ovviamente, dei quattro tentativi di atterraggio dello sciagurato pilota che, in un modo o nell'altro, ci ha riportato a casa.

"Io non vi organizzo un viaggio, vi regalo un'esperienza".
E così è stato.

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